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SACRO GRA regia di Gianfranco Rosi

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amterme63     8 / 10  02/10/2013 21:16:14Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Si tratta di un fim fondamentale e innovativo, giustamente premiato a Venezia, proprio perché si tratta di un film artisticamente molto rilevante.
I commenti sotto rivelano che si tratta proprio di un film di rottura verso il cinema di routine, quello che deve "coinvolgere" ed "emozionare".
Io devo dire che a suo modo questo film mi ha coinvolto ed emozionato, perché mi sono reso conto di vedere finalmente sullo schermo cinematografico bravi di vita vera, come non li avevo visti da nessun'altra parte. Finalmente, mi sono detto, era ora che si portasse alla visione di tutti come siamo ridotti, in che stato collettivo viviamo, in che degrado ambientale e soprattutto morale.
Lo cosa brucia di più perché non è come nella "Grande bellezza" qualcosa che riguarda certi ambienti di elite o speciali (e quindi più adatto a intrattenere, a creare distacco fra noi e ciò che vediamo), qui c'è l'ambiente comune a tutti, ci siamo noi, ci vediamo come allo specchio. Vedere nel grande schermo tutta la banalità, la pochezza, la routine, la solitudine, l'incomunicabilità che viviamo quotidianamente dà fastidio, non piace, non interessa, appunto non "coinvolge" e non "emoziona", giusto perché evidentemente non ci scandalizza più, né pensiamo che debba cambiare.
Per quanto riguarda i risvolti stilistici di quest'opera, leggete qui quello che ho scritto:
http://www.filmscoop.it/blog/post.asp?idP=18912
suzuki71  10/10/2013 13:33:04Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
I brani di vita vera possono essere visti e vissuti nella vita vera, non c'è bisogno di farne film ma se si decide, se decidi di instaurare un racconto tra te regista e me spettatore, fa in modo che le due ore scorrano con interesse, che venga attratto, altrimenti le mie due ore decido di viverle, diversamente. Scusami ma leggendo il tuo commento mi vengono in mente posizioni radical chic: "semo tutti per i poveri", tra una coppa di champagne e una tartina al caviale.... la banalità dei dialoghi e delle situazioni non coinvolge e non emoziona perchè non sono in sè stessi interessanti, e le mie due ore sono importanti.... per abbracciare l'emarginazione si può fare volontariato o frequentare posti balordi, se decido di farlo....
p.s.
non so, mi viene in mente BIUTIFUL con Bardem... un film di potentissima denuncia sociale, ma stupendamente realizzato.... o per restare ai documentari, senza citare TOKYO_GA, penso a Moore o persino Draquila, che giudco molto migliori di questo....
Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  10/10/2013 23:38:31Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
suzuki, io invece sono stato molto emozionato dal film, forse perché certe situazioni le ho vissute dal vero, così come certi (non) luoghi.
Forse il punto che ti è sfuggito è che questo NON è un "normale" documentario e non è una normale "fiction", ma una interessante "via di mezzo", una innovazione linguistica. E' migliorabile? Certo! Avrà un seguito? Vedremo.
Interessante invece la tua osservazione: "dialoghi e situazioni (...) non sono in sé stessi interessanti". Vuol dire che Rosi ha centrato il bersaglio e ha saputo mostrare proprio quel che tu hai rifiutato: la nuova miseria che è anzitutto interiore e che può anche fare il paio con quella materiale, ma non necessariamente. Certo che è sgradevole, ma quanti sono a questo livello nella vita reale? Ti assicuro, molti più di quanto tu non possa immaginare, purtroppo.
Per stare al tuo esempio, "Biutiful" ad un certo punto mi ha emozionato meno di questo film perché ho trovato la scelta dello sceneggiatore-regista troppo insistita ed esagerata: va bene voler denunciare con grande indignazione, ma voler dire troppo esasperando la narrazione può finire con l'essere controproducente anche se hai un Bardèm in stato di grazia da filmare! E anche a quel film si può tranquillamente opporre che è meglio far volontariato piuttosto che commuoversi o indignarsi di fronte a una storia inventata!
Rosi ha deciso di mostrarci un non-luogo abitato da persone ridotte a non-persone: se dà fastidio vuol dire che c'è riuscito.
suzuki71  11/10/2013 08:50:57Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Luke, non è il punto della rappresentazione dello sgradevole, ci mancherebbe, gli esempi di argomenti sgradevoli nelle pellicole si sprecano... sono dell'opinione però che fare film voglia dire interessare l'altro... una conversazione banalissima e senza senso tipo quella del nobile decaduto o lo sforzo battagliero del tipo del punteruolo rosso mi infastidiscono e mi annoiano perchè non mi interessano, non mi coinvolgono, così come non mi interessano centomila altre storie che si stanno svolgendo in questo momento... o dobbiamo forse dire che QUALSIASI esistenza sia in sè stessa interessante? Per qualcuno sicuramente, ma non puoi farne un film... insomma si perde il concetto di universalità.. di sto passo farò un film con il dettaglio della mia prima comunione... vivo e ho vissuto anch'io conversazioni private con amici di periferia a sorseggiare caffè in palazzine anonime, ma non ne farei un film.... capisci cosa intendo? Infine: sicuro che Rosi volesse rappresentare delle non-persone? temo sia il contrario....
Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  12/10/2013 21:18:57Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Dipende da cosa interessa te. Io temo che quello che tu e Niko_g state dicendo non sia che bisogna "interessare", ma "strabiliare". Rosi ha attirato la nostra attenzione su persone reali, filmate per centinaia di ore, dalle quali lui ha estrapolato delle situazioni a mo' di "simil-fiction"; se volevamo però essere "strabiliati", qua non c'è pane per questo tipo di denti. Ma "attenzionati" sì. Il riccone kitsch, il volgarissimo attore fallito, l'anziano alienato con una figli che probabilmente non avrà alcun ruolo sociale, il vecchio anguillaro che con ingenua caparbietà perpetua il suo mestiere, le prostitute navigate che non hanno alcun futuro per definizione, l'infermiere della Croce Rossa che salva vite altrui ma vive in una solitudine disperata e disperante, a me hanno emozionato, e parecchio. E molte di quelle bellissime immagini mi sono rimaste impresse. Come ha giustamente scritto Luca (anterme63), se vogliamo le paillettes e la solita famiglia medioborghese in stile Mulino Bianco che vive nei quartieri disagiati q.b. di Roma, basta che accendiamo su Rai1 o su Canale5 in prima serata: c'è l'imbarazzo della scelta. Continuo a sostenere che se queste sono le reazioni "medie", Rosi ha fatto centro. Chapeau.
Kitiara31  13/10/2013 18:50:52Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Caro Luke,
illuminami: se non mi è piaciuto il film di Rosi, significa che vivo di Rai 1 e Canale 5? che il mio potenziale intellettivo da reazione media mi costringe ad una vita guardando i Cesaroni "medioborghesi".
Per capire, eh.

amterme63  14/10/2013 11:09:06Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Secondo me non ti è piaciuto probabilmente perché non hai avuto la chiave di lettura che abbiamo avuto io e LukeMC67. Tutto qui.
Mica ti devi sentire sentire in colpa se non ti è piaciuto. Io e LukeMC67 esponiamo le nostre impressioni che hanno lo stesso valore delle tue.
Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  17/10/2013 08:36:53Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
No Kitiara31, io ho detto un'altra cosa. Ho detto che se cerchiamo una rappresentazione più convenzionale e accettabile dei problemi attuali ambientati in situazioni più accettabili alla nostra sensibilità "medioborghese" (concedimi questa parola desueta e provocatoria nella quale mi inserisco anch'io!), basta sintonizzarsi sulle fiction di Rai e Mediaset. Il mio scopo era quello di contrapporne lo stile radicalmente diverso (nonché il loro scopo: "Santo Gra" mostra, le fiction televisive rassicurano). Spero di aver chiarito.
Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  17/10/2013 08:36:50Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
No Kitiara31, io ho detto un'altra cosa. Ho detto che se cerchiamo una rappresentazione più convenzionale e accettabile dei problemi attuali ambientati in situazioni più accettabili alla nostra sensibilità "medioborghese" (concedimi questa parola desueta e provocatoria nella quale mi inserisco anch'io!), basta sintonizzarsi sulle fiction di Rai e Mediaset. Il mio scopo era quello di contrapporne lo stile radicalmente diverso (nonché il loro scopo: "Santo Gra" mostra, le fiction televisive rassicurano). Spero di aver chiarito.
Niko.g  17/10/2013 20:05:40Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Quando usciremo dalla contrapposizione "borghese-antiborghese" sarà sempre troppo tardi. E chissà che non sia proprio una certa ideologia ad aver viziato il documentario di Rosi.
Stai spostando l'attenzione sul conflitto tra convenzionalità e anticonvenzionalità, che non credo sia il tema sollevato da chi non ha apprezzato il film. Creare emozioni e saperle trasmettere al pubblico, non significa essere convenzionali o lavorare per Rai o Mediaset. Significa saper fare il proprio mestiere a tutto tondo, non solamente con le angolature o i movimenti della macchina da presa.
La tesi secondo la quale Rosi avrebbe fatto centro perché ha coinvolto alcuni e annoiato altri, non ha molto senso.
Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  17/10/2013 23:47:10Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Caro Niko.g,
1° La borghesia è stata ammazzata ampiamente. Il problema è che la borghesia aveva dei valori di riferimento (che potevano piacere o no) e aveva in sé i germi dell'autocritica, chi l'ha sostituita no. Ti consiglio vivamente di leggere le opere del giovanissimo Diego Fusaro per approfondire questa tesi che io condivido in pieno. Ti dò ragione, quindi, ma non perché il nuovo sia meglio a prescindere. Anzi.
2° A me "Santo Gra" ha emozionato moltissimo, quindi il tuo giudizio su Rosi è molto arbitrario e forse persino ideologico. Posso però convenire con te che trasmette emozioni spesso negative, per cui comprendo l'atteggiamento di difesa da parte di molti spettatori. Ma, come ho scritto altrove, è proprio il pregio del film che esattamente questo voleva trasmettere.
3° Io critico eccome i prodotti "RaiSet" perché appiattiscono i gusti stuzzicando facili emozioni senza provocare il benché minimo dibattito nel pubblico che li vede proprio perché "non vuol pensare". Sono consolatori, vengono costruiti apposta così. Il problema è che -per fare un parallelo "forte"- o ci va bene un sesso consumato con professioniste/i del settore (che dunque arriveranno pure a fingere orgasmi pur di soddisfare il cliente) oppure torniamo a un sesso come complemento di un rapporto amoroso: se è vero che il secondo è comunque più vero, appagante e intenso, è anche vero che porta con sé un mare di "effetti collaterali" non sempre piacevoli. Ecco: in rapporto alle immagini noi siamo stati cullati da anni da (spesso bravi) professionisti dell'emozione facile (soprattutto in tv) e abbiamo dimenticato cos'è e quanto possa essere difficile il rapporto amoroso che un artigiano dell'immagine può concepire.
Con questa nota di "colore" spero di averti chiarito il mio punto di vista.
amterme63  11/10/2013 22:41:09Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Invece secondo me questo film è forse più universale di tantissimi altri proprio perché va a scovare il reale, l'esistente dove in genere per convenzione attualmente non si va a vedere e a scovare. Quindi è molto più universale dell'attuale spettacolo, il quale ha come primo dovere proprio quello di "interessare", "divertire", piuttosto che rappresentare in sintesi ciò che è universalmente diffuso.
Le storie rappresentate in "Sacro Gra" sono (presumo) inventate, non penso che Rosi volesse fare The Blair Witch Project alla romana. Non sono storie ordinarie, sono storie esemplari. Anzi sono storie esemplari proprio perché sono ordinarie. In sé rappresentano molto bene ed efficacemente come pensa e vive la maggioranza degli italiani di oggi, se non altro quello che è il modello culturale attualmente più diffuso. Come ho già scritto da altra parte, questo è il film che i posteri ricorderanno come quello più esemplificativo dell'epoca che stiamo vivendo.
Niko.g  11/10/2013 15:43:02Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"si perde il concetto di universalità..."
Sono molto d'accordo con te su questo punto.
Aggiungo che sarebbe anche ora di darci un taglio con questo continuo cullarsi nel grigiore dei personaggi e con questo sguardo sempre alla ricerca del grottesco. Qualche regista ci restituisca la luce e la normalità di questa città (possibilmente non da cartolina e senza giraffe o fenicotteri).
amterme63  11/10/2013 22:44:31Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ma per questo Alessandro (ti chiami così, vero?) c'è la televisione. Nella fiction televisiva Rai-Mediaset troverai quello che cerchi.
suzuki71  11/10/2013 08:56:25Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
concordo ad esempio con quanto ha scritto fidelio78:

"E a me di vedere cosa faccia il mio vicino di casa non frega un beneamato caxxo".

E non frega niente neanche a te, Luke, perchè altrimenti OGNI esistenza per te sarebbe interessante, mentre invece anche tu SCEGLI le persone che ti interessano, come tutti per fortuna....
amterme63  11/10/2013 22:46:16Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Per amor di verità a me frega eccome che finalmente si faccia vedere in maniera autoriale e artistica come realmente siamo.
amterme63  11/10/2013 22:30:40Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Prima di tutto non capisco cosa intendi con "radical chic". Io ho semplicemente esposto quello che secondo me è il quadro sociale attuale e il modo con cui normalmente s'intende il concetto di "cultura", "realtà" e "conoscenza". Ti posso assicurare che non sto in mezzo al caviale e allo champagne, che anzi vivo l'alienazione di abitare in un quartiere brutto, impersonale, anonimo, in mezzo a tanta banalità, ignoranza e indifferenza. Lo conosco fin troppo bene l'ambiente ritratto in "Sacro Gra" e penso anche tu, altrimenti non diresti che le tue due ore libere "sono importanti", perché probabilmente vuoi evadere, vuoi fuggire, non ne puoi più dell'ambiente e della vita che ci ritroviamo attualmente.
La denuncia di "Sacro Gra" è più potente di qualsiasi altro film perché rinuncia a blandirci con il divertimento, con l'emotività, con l'attore famoso e la bella recitazione. Anzi proprio per questo ci vuole far capire che senza "emozione" non esiste conoscenza, tale ormai è la nostra assuefazione all'esigenza categorica del "divertimento".
Può non piacere, lo puoi rifiutare, ma non puoi negare che oggettivamente sia così.