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LO SCONOSCIUTO DEL LAGO regia di Alain Guiraudie

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jack_torrence     7½ / 10  07/11/2013 16:36:41Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Un film claustrofobico, angosciante.
La condizione di questi uomini è resa perfettamente, attraverso una messa in scena assolutamente riuscita nella claustrofobia di quel lago, di quella spiaggia, di quelle giornate che trascorrono uguali.
Disturbante per uno spettatore maschio non omosessuale, non so davvero quanto possa esserlo anche per un omosessuale, dal momento che qui la sessualità è esibita nella sua disperazione e - spesso - avvilente assenza di slancio passionale (non in Franck).
Siamo all'estremo opposto de "La vita di Adele", forse non per caso tra uomini, anziché fra donne come nel film di Kechiche.

Il personaggio di Henri mi è parsa la chiave di lettura, con il suo solipsismo nichilista pregno di angoscia, fermo in un corto circuito esistenziale che sfocia nella sensazione d'impossibilità di esistere.
Mi sfugge (condizionandomi nel "voto") il punto di vista etico dell'autore: non mi riferisco ovviamente al sesso, ma al senso dell'esistere; al nichilismo prospettato da Henri. Intuisco uno spunto di critica sociale (tutto questo nichilismo e questo stato d'angoscia sono almeno in parte frutto dell'emarginazione sociale): ma mi è parso che non fosse questo a interessare veramente al regista.

Ad ogni modo, è un film che lascia dentro un segno profondo, e rimane fortemente impresso.
Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  09/11/2013 01:59:24Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Da gay posso dirti che, all'iniziale sorpresa, si è sostituita una sensazione di "naturalezza", di liberazione dei corpi: in fondo è un sesso realistico, che si pratica (esattamente come uno spettatore etero avrebbe potuto realizzare guardando una scena di sex esplicito tra un uomo e una donna). In questo senso pier91 ha centrato il suo commento efficacemente.

Il film non ha un'etica: Guiraudie vuol mostrarci l'incapacità di relazionarci e l'estrema solitudine nella quale siamo sprofondati tutti (gay e non) in un contesto assolutamente deresponsabilizzante utilizzando uno scenario naturale purtroppo molto abituale nella realtà della comunità gay maschile. Purtroppo.
Invia una mail all'autore del commento marlamarlad  31/08/2014 22:21:47Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Anche a me, che sono donna etero, il film ha dato un senso di naturalezza come a LukeMC67, e una serenità insolita dal momento che le vicende narrate nella storia si presentano alquanto cupe.