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GRAVITY regia di Alfonso Cuarón

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     7½ / 10  14/03/2014 11:40:39Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Lo spazio come il mare, elemento in cui l'uomo è alla mercè di leggi fisiche incontrollabili nell'ambito di un nulla seducente e minaccioso. La mancanza di qualsiasi suono ed il panorama mozzafiato rendono tutto meravigliosamente straordinario; sempre che non si vestano i panni di naufraghi, dispersi in questo caso nel fluttuare del nulla cosmico. La bellissima Madre Terra sembra distare poco più di un tiro di schioppo, sfondo tanto esclusivo quanto valido a rendere forse meno spaventosa la morte.
Il Tenente Matt Kowalsky (George Clooney) e la Dottoressa Ryan Stone (Sandra Bullock, una volta tanto brava) riempiono un soggetto esile steso dal regista insieme al figlio Jonas, in cui l'uomo è semplicemente un puntino insignificate nel maestoso infinito dominato da forze quasi soprannaturali, costretto ad una lotta che sembra già decisa in partenza. Vengono evidenziate le insicurezze di Ryan da cui la donna trae la forza necessaria per non arrendersi, c'è l'amore per la vita del Tenente, sicuro di sè, guida rasserenante e all'occorenza addirittura spirituale, soprattutto toccante nella serafica consapevolezza che finirla lì, in quel luogo così pacifico ed elitario non sarebbe poi così male.
La piccolezza dell'uomo è resa bene nel suo affannoso peregrinare tra una stazione orbitante e l'altra, alla ricerca di un modulo di salvataggio funzionante che possa riportare a casa. Lo spettacolo visivo è maestoso con immagini che non puzzano mai di fittizio. Ci sono scene altamente suggestive come quella della voce (probabilmente innuit) impegnata in una ninna nanna al proprio bimbo, e che potrebbe accompagnare l'ultimo sonno dell'astronauta ormai stremato. Altre meno centrate, dove le parole assumono consistenze ricattatorie. Ma le regole del blockbuster sono anche queste, e come nello spazio bisogna accettarle.
Cuaron disegna riflessioni vicine a certa sci-fi d'autore -è il caso della doppia rinascita, prima nel modulo Soyuz, poi in acqua come evoluzione insegna- senza dimenticarsi di riempire la sezione meno intima con sequenze a dir poco adrenaliniche.
Missione compiuta.
PIERLUIGIT  15/03/2014 16:39:32Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
non riesco proprio a vederlo come un film che vuole, nuovamente, evidenziare la forza dell'uomo nel sopravvivere nei luoghi più improbabili....proprio no!!!!
Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  15/03/2014 23:29:53Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non mi sembra di aver affermato qualcosa del genere. In questo caso la sopravvivenza diventa istinto cagionato dall'imprevedibile, null'altro.
PIERLUIGIT  16/03/2014 16:16:08Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Quello che volevo dire, senza criticare minimamente il tuo commento(ci mancherebbe) è che tu hai evidenziato maggiormente il lato materiale dell'opera:Due astronauti, lo spazio,la sopravvivenza ! Io asserivo che questo film riesco solo a vederlo come una metafora e che quindi tutto e tutti sono funzionali a tale scopo, nient'altro....
Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  17/03/2014 10:28:07Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Si, capisco. Diciamo che a me hanno colpito più i fatti che i contenuti. Le metafore sono numerose ed hai ragione. Comunque se noti menziono certa sci-fi d'autore cui Cuaron guarderebbe.