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IL CIRCO regia di Charles Chaplin

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amterme63     8½ / 10  24/09/2008 19:27:36Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sembra quasi che il destino si prenda gioco degli uomini non solo nei film, ma anche nella realtà. La febbre dell'oro ha regalato a Chaplin ricchezza e successo, ma allo stesso tempo lo ha fatto sprofondare in una crisi esistenziale, portandolo a riflettere sul senso della vita e se fosse mai possibile raggiungere la felicità.

Tutto nasce come al solito dal debole di Chaplin nei confronti delle ragazzine. In origine aveva scelto come protagonista femminile della Febbre dell'oro la sedicenne Lita Grey, la stessa che aveva interpretato l'angelo seduttore nel sogno del Monello. Dal set al letto il passo fu breve, ma anche stavolta rimase inguaiato, mettendo incinta la ragazza. Ecco che si ripete la storia del primo matrimonio. Si sposa per forza e gli rimane addosso una specie di macigno che gli pesa sull'animo, nonostante l'arrivo di due bei bambini (Charles junior e Sydney junior). E' in questa atmosfera di infelicità, di situazione penosa e opprimente che nasce il film The Circus (Il circo).
Come se non bastasse, a film quasi finito, Lita Grey intenta contro Chaplin una clamorosa causa di divorzio, condita con un dossier carico di pettegolezzi umilianti e di cattiverie. Per fortuna di Chaplin, gli intellettuali e il grande pubblico è tutto dalla sua parte e non lo abbandona. Il colpo fu comunque durissimo, tanto da fargli diventare bianchi tutti i capelli in pochi giorni.
Suo fratello Sydney riuscì a sintetizzare la situazione in una lettera: "Non perderti d'animo, Charlie, ricordati che nella vita ci sono cose più importanti della ricchezza… Dopo tutto, sembra che la felicità sia solo una questione relativa e dipenda essenzialmente dal nostro modo di vedere le cose e di pensare."

L'idea da cui è nato il film deve essere venuta a Chaplin da una specie di incubo. Si immaginava in un circo che camminava sul filo, senza rete e angustiato da delle scimmie. Da questa specie di immagine simbolo si fece venire in mente tante altre idee e gag basate sulla vita dei saltimbanchi, qualcosa che aveva conosciuto bene nell'infanzia e che sapeva quali problemi e dolori nascondeva. Le riprese, durate dalla fine del 1925 all'autunno del 1927, furono funestate anche da incidenti vari, tra cui l'incendio dell'intero set. La prima avvenne il 6 gennaio 1928 e anche se il film fu ben accolto da pubblico e critica (vinse un premio equivalente all'Oscar di oggi), Chaplin ne ha sempre conservato un pessimo ricordo, tanto da ignorarlo completamente nella sua autobiografia. Nel 1970 lo ha integrato di musiche e di canzoni scritte e cantate da lui; questa è la versione che troviamo sul dvd.

Se la caratteristica scenica della Febbre dell'Oro erano le frequenti coincidenze, Il Circo invece propone molti episodi senza riuscire forse a fonderli fra di loro. Essenzialmente si basa sulla triste constatazione che in certe circostanze è impossibile essere felici, anche se rimane possibile fare felici gli altri. Si può essere altruisti o far ridere il pubblico, ma alla fine non c'è da aspettarsi ricompensa: la vita non perdona, se si è in difficoltà si viene lasciati soli al proprio destino. Questo discorso viene sviluppato su più piani: c'è la vicenda dei clown che non riescono più a divertire, la logica dello sfruttamento e del denaro sopra qualsiasi cosa, la sensazione di non possedere le caratteristiche necessarie (ricchezza, bellezza) per avere successo in società. Ci sono poi molti spunti che verranno approfonditi in Luci della ribalta (vita e arte), Tempi moderni (vita e lavoro) e Luci della città (altruismo senza ricompensa).
Salta agli occhi soprattutto la trasformazione del personaggio del vagabondo. E' molto meno baldanzoso e vivace, non usa più trucchi o giochetti. Adesso si comporta in maniera più cerimoniosa, posata e riflessiva; è come se fosse maturato e invecchiato e gli pesasse l'esperienza della vita. Inoltre, dal punto di vista stilistico, nella storia si cominciano a usare oggetti e situazioni con chiaro significato simbolico.

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La scena finale è veramente splendida da un punto di vista visivo e simbolico. La lunga fila di carri che si muove alzando la polvere, la bruma della mattina presto, il sole radente, il vagabondo che se ne sta immobile fra i carri che passano e infine un cerchio di erba pestata (tutto quello che resta di tanta intensità di vita) con una cassa nel mezzo. Sembra una scena uscita da un film di Fellini. Un finale che si carica di suggestioni, indimenticabile come i magnifici finali dei film che seguiranno.