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LUCI DELLA CITTA' regia di Charles Chaplin

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Dom Cobb     8 / 10  14/04/2018 23:12:11Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
In una grande città in piena Depressione, un Vagabondo si innamora ricambiato di una fioraia cieca, che lo crede un ricco signore; contemporaneamente, stringe una incostante amicizia con un miliardario ubriaco, dopo averlo salvato dal tentato suicidio...
Con "Luci della Città", il maestro Chaplin produce la sua prima opera nell'era del sonoro, ma non è che gli effetti si sentano molto. In parte, ciò ha a che fare con la produzione stessa del film, iniziata ben due anni prima della sua uscita e prolungatasi all'inverosimile a seguito delle manie perfezionistiche del grande cineasta. In seguito, la scelta di mantenersi, a questo formato ormai defunto permarrà, anche se solo in parte e per poco tempo; ma qui ci troviamo ancora nell'epoca d'oro del personaggio che Chaplin ha creato e del suo caratteristico tipo di commedia, al punto che molti definiscono questa la massima espressione artistica del celeberrimo Vagabondo, sia come regista che come personaggio. Con rispetto, io dissento.
Intendiamoci, "Luci della Città" è sicuramente un prodotto validissimo e, come accade per ogni singolo film realizzato da Chaplin, è investito dalla prima all'ultima scena di una forte carica emotiva e di un'innegabile passione sia verso il medium a livello tecnico che verso il contenuto, sempre in primo piano rispetto a tutto il resto. Al solito, a dominare la scena è l'idillio fra i due giovani innamorati, l'esaltazione degli emarginati di una società ipocrita e troppo occupata a percorrere le strade di un cinico progresso per fermarsi a prestar loro attenzione, e vi è autentica maestria nel brillante miscuglio di commedia, emozione e dramma con cui vengono sviluppate le due linee narrative principali.


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A tal proposito, oltre all'innegabile e immensa abilità dello stesso Chaplin, cito anche la performance della Cherrill, sincera e mai forzata: neanche per un solo istante si avverte una minima traccia delle difficoltà incontrate dall'attrice dietro le quinte, e ciò è tutto dire.
Posto questo, però, bisogna ammettere che, nel suo insieme, il film presenta dei difetti che gli impediscono di assurgere al rango di capolavoro; anzi, a dire la verità ce n'è solo uno, ed è il ritmo. Semplicemente, l'impressione è che non ci sia abbastanza storia per giustificare una durata da lungometraggio, e infatti alcuni episodi sembrano esistere solamente come riempitivo, non tanto per quel che succede, ma per i tempi dilatati con cui succede.


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In ogni caso però, non si può parlare di problemi gravi, non quando si tratta di un grande come Chaplin; e in effetti il film si riscatta in parte con uno dei finali più poetici, delicati, azzeccati e semplicemente perfetti mai messi su celluloide: un'eccellente espressione di incertezza mista a speranza, di fronte al quale è impossibile non sentirsi almeno un po' commossi. Qualunque riserva io possa avere per questo film, il finale non è una di esse.
In conclusione, "Luci della Città" rappresenta un altro importante tassello del cinema dei primi tempi, e certamente anche di tutti i tempi; pur non ritenendolo il capolavoro che molti dicono, è comunque avviato nella giusta direzione, spianando la strada per quelli che, a mio parere, sono i veri pinnacoli dell'arte della tragedia comica e della commedia drammatica di Charlie Chaplin.


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