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CONVOY - TRINCEA D'ASFALTO regia di Sam Peckinpah

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amterme63     7 / 10  09/02/2010 21:47:46Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Fondamentalmente è un buon film di genere, con molto movimento e azione, tipico degli anni ’70. Sono molte le scene spettacolari in cui dei camionisti (amanti della libertà, della velocità, della birra, degli scherzi e delle battute salaci) cercano di fregare i poliziotti e in genere l’ottusa burocrazia. Inseguimenti, corse su strade impolverate, sandwich fra i camion, scherzi, sfottò, battute, sfide, ecc … Insomma non si rischia di annoiarsi e il divertimento è assicurato, anche se ci si mantiene sempre sul genere leggero e su binari di prevedibilità.
Se si scava più a fondo ci si accorge che questo è il film in cui meglio si capisce l’etica individualista, anarchica e libertaria alla base del mondo ideale di Peckinpah. Infatti il valore che viene messo in evidenza nel film è la libertà: la libertà da regole (gli odiosi e insensati limiti di velocità), la libertà dai maneggi della politica, la libertà di movimento (le cavalcate con i camion). Viene fuori anche qui lo stile di vita che era dei cowboy, cioè senza fissa dimora, senza agi, duro e anche violento, ma che dà così tanta pienezza di vita! Certo che queste figure sono abbastanza idealizzate e generiche. Intanto si scava poco nella vita materiale spicciola dei camionista. Tra l’altro meraviglia la poca cura che hanno del lavoro che devono svolgere (il carico arriverà mai a destinazione?).
Anche in “Convoy” quello che conta sono le regole non scritte della solidarietà di gruppo. I camionisti formano fra di sé un legame tipo che quello che univa il Mucchio Selvaggio e non esitano ad abbandonare tutto pur di correre in soccorso di un loro membro umiliato.
In questo film si delinea netto il sentimento di avversione per le regole legali e di sfiducia nella politica. La legge non è altro che l’arbitrio di chi la applica (vedi anche Getaway) ed è nelle mani di gente sadica e frustrata, oppure di mezze calzette. La satira della polizia qui è decisamente forte. Anche i politici ci fanno pessima figura e appaiono come puri e semplici opportunisti da evitare come la peste. Il messaggio di tipo anarchico è molto chiaro.
C’è da dire che Peckinpah ci tiene a ritrarre il protagonista come un tipo di buone maniere, anche moderato e che sa perdonare; è piuttosto il poliziotto quello che insiste e non si dà pace per vendicarsi. Tutto sommato però l’uno non può fare a meno dell’altro, per questo sotto sotto si apprezzano a vicenda.
Anche stavolta si dà allo spettatore la soddisfazione di vedere il protagonista poter continuare imperterrito a perseguire il proprio ideale di vita piena, avventurosa e libera, l’utopia di quasi tutti i film di Peckinpah.
Terry Malloy  09/02/2010 21:55:34Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
solo tu potevi dedicare tante parole a un film così insignificante..beh sei è un grande per questo =)!!
amterme63  10/02/2010 08:24:52Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
A volte sono proprio i film più insignificanti quelli più chiari e diretti. Il mio modello è sempre stato Auerbach con la sua Mimesis. Da pochi pezzi letterari banalissimi riusciva a tirare fuori lo spirito di un'epoca.
Da te i complimenti fanno sempre molto piacere, Giovanni. Grazie mille.
--Pio--  09/02/2010 22:35:41Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Insignificante? Bada a come parli!
--Pio--  09/02/2010 22:36:40Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"...da evitare come la peste"
Hai citato la mia celebre frase...pretendo i diritti! :)
amterme63  10/02/2010 08:26:22Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
--Pio--, metti su un ufficio copyright. Ci sta che tu faccia soldi a palate :-)
--Pio--  10/02/2010 14:14:22Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ahahah :D