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IL SILENZIO regia di Ingmar Bergman

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Invia una mail all'autore del commento wega     8 / 10  11/08/2009 21:54:17Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Felliniano nella sua messa in scena dalle prospettive schiacciate con sullo sfondo un conflitto bellico che è la metafora dei conflitti e dell' incomunicabilità delle due sorelle; bressoniano per il silenzio e il forte accento sui rumori. Non a caso quindi, "Il Silenzio" è forse il mio preferito della "trilogia". Il silenzio di Dio, ovviamente, che non si degna nemmeno di "inviare" sulla Terra un cameriere che capisce una parola di svedese costretto a comunicare a gesti. Le due caratterizzazioni opposte, da un treno (sempre presente nella filmografia di Bergman) faranno scalo in un luogo neutrale, il punto di vista esterno se non oggettivo per l' occasione - tipica bergmaniana - di sviscerare il passato, i sentimenti nascosti e gli attriti mai sopiti; come "Sinfonia d' Autunno", "Persona", "Sussurri e Grida" insomma, il classico e vero Bergman. Johann è il ragazzino, l' innocenza edipica figlio della ninfomane, che fa da collante allo sgretolamento famigliare. Tre i protagonisti dunque, il menage perfetto come tre sono i tempi della drammaturgia per eccellenza. Bergman partecipe ma spietato: dopo un lungo silenzio assordante (va beh questa è uscita un po' facile), l' ultima grande sofferenza della sorella malata è nel lancinante urlo di una fracassona sirena. Fotografia di Sven Nykvist, bravo nella surrealtà degli interni, a volte con luce espressionista (come nella sequenza appena citata), ma non è tra i suoi B/N che preferisco.