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L'UOMO D'ACCIAIO (2013) regia di Zack Snyder

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sev7en     5½ / 10  24/06/2013 21:01:56Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
mia Mini-rece sul Man of Solange ^_^ ops L'Uomo d'acciaio... Sembra un gioco al massacro a cui solo Batman, finora, è sopravvissuto: tutte, come perline di un rosario, tutte le icone comics, gli Eroi, con la E rigorosamente maiuscola, con gli attributi caratterizzati i Super, stanno subendo il gioco al massacro della serializzazione, della spremitura all'ultima goccia, di quella morbosità insita nei registi o piu' probabilmente dei produttori odierni di prosciugare oltre ogni misura un franchise, un eroe... una leggenda.
Dopo IronMan 3 su cui purtroppo ho sparato ad alzo zero, dopo l'altra mezza delusione sci-fi di After Earth (dopo l'unico fumetto era Smith con figlio al seguito) e ancor prima l'Oblivion di cruisiana memoria, anche Superman, qui ribattezzato l'uomo d'acciaio (?) finisce per crogiolarsi nel tepore degli effetti speciali, del 3D pindarico, della palette cromatica caratterizzate ogni ambiente del suo vissuto. La storia è trita è ritrita, la conosceva lui stesso prima ancora di essere concepito (figuriamoci noi), quindi buona parte dell'inizio poteva essere dedicata ad altro perché fra colpi di scena (insistenti) e rivelazioni (citofonate) siamo dinanzi, almeno a mio avviso, all'ennesima occasione sprecata per fare un film che, nella classica tradizione di Nolan, scavasse nel personaggio di Superman e non sulla tutina indossata.
Quando manca la sceneggiatura il resto davvero diventa accessorio: nel film ci sono star del firmamento hollywoodiano in grado da sole di illuminare galassie ma qui forse perché in abbondanza finiscono per ricoprire un ruolo marginale, stile siparietto, a mo' di interruttore, che lasciano lo spettatore li per li stupito dal trito "a ma c'è anche... però!" della durata infinitesimale rispetto al lungometraggio (per la cronaca quasi 2 ore e mezza di... boh).
Altro non pervenuto illustre è l'accompagnamento sonoro: i temi non sono mai evocativi, non marcano i momenti, non restano incisi né danno quella forza alla scena tale che, usciti dal film, si resta con la in proiezione perpetua sugli occhi, con quel motivo a richiamare quella scena, specifica, con quella variazione a far vibrare le corde del nostro animo nei momenti di pathos (che ci sono ma durano davvero troppo poco per essere assimilati) a quelli in cui in un tripudio di "spacco tutto", "mi vendico a morte", "ora è la fine", si avrebbe voglia di alzarsi e bucare lo schermo fino a ridefinirne i contorni.

Delusione, tanta... forse il problema è che sono andato a vederlo con troppi trailer in mente, che sappiamo come siano montati ad arte, e tante (troppe) interviste, anteprime e vedi&nonVedi che, alla fine, svelano i momenti cool di ogni lungometraggio, lasciando che, alla proiezione finale, sia dedicato il proscenio a tutto il non visto (la parte peggiore...).