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LA GRANDE BELLEZZA regia di Paolo Sorrentino

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BlackNight90     8 / 10  06/03/2014 12:56:37Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sorrentino scrive il suo personale romanzo sul nulla, tra i tanti personaggi così insignificanti (e inascoltabili) e per questo così reali il protagonista Jep Gambardella è sicuramente uno dei più interessanti del cinema degli ultimi anni ma anche uno dei più incompiuti: perché nella sua accidia egli è incompiuto proprio come essere umano, la cui prerogativa non può essere la speculazione ma l'agire, l'operare il bene o il male, con la scusa di poter non fare più quello che non gli va di fare egli non fa proprio nulla, si limita a vagare per una Roma irreale come uno spettro millenario, protetto da una corazza di cinismo, l'ironia come prima difesa, accompagnato dal ricordo di un passato che è un'altra vita, in cui ha amato, in cui ha scritto, in cui ha vissuto, a differenza del Noodles di C'era una volta in America in tutti questi anni non è andato a letto presto, è uscito troppo la sera.
Quello di Jep non sembra il vivere ma l'assolvere un compito, fare da testimone e guida di una decadenza peggiore di quella della Roma antica perché non c'è nessun impero grandioso da distruggere. Non solo, egli ha il compito di riportare coi piedi per terra coloro che con la menzogna verso sé stessi o verso gli altri tentano di apparire superiori agli altri: l'artista che non sa cos'è l'arte, la pseudo-intellettuale dallo pseudo impegno civile, il prete che non ha risposte, siamo tutti sulla stessa barca. Jep è un personaggio negativo, non perché malvagio ma perché nega la vita, eppure il suo passato e il suo dolore dimostrano una sensibilità sopita, lo rendono tragico e degno di pietà, e lo portano, forse, all'ultima occasione di riscrivere la propria vita.
Che Sorrentino tenda a Fellini e non si limiti solo a citarlo è evidente, di Federico però gli manca la leggerezza, il fluido scorrere indipendente dell'onirismo, l'umiltà delle parole, se Fellini è l'albatros maestoso che vola nei cieli più alti Sorrentino è come il fenicottero che si posa sulla terrazza in una delle scene migliori del film, bello a vedersi, altezzoso e superbo, ma ancora, inevitabilmente, trattenuto a terra.