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LA GRANDE BELLEZZA regia di Paolo Sorrentino

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Invia una mail all'autore del commento NotoriousNiki     8½ / 10  16/01/2014 13:23:15Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
E così dopo una serie di personaggi repellenti (nella quale includiamo anche Il Divo), soggetti sacrificati all'altare di una crescita sperimentatrice di linguaggio cinematografico, una persistente ricerca dello stile più autoriale, e con poco più di 2 lustri di lungometraggi pare esserci arrivato.
Ha già dimostrato con 'Il Divo' di avere un' innata dote nel presentare gli incipit, quei 10 minuti iniziali, da laurea del videoclip, con Servillo sbucare dalla massa danzante sono un antipasto che soddisfa il palato, ma ancora non sai dove voglia arrivare. Occorre fare un passo indietro, a inizio carriera, Sorrentino si era distinto nel cinematografare lo squallore morale del paese, 'L'amico di famiglia' inquadrava il paese dal basso, metteva nello stesso girone dantesco usurai e aspiranti veline, peccanti entrambi di ingordigia venale.
'La Grande Bellezza' è il meno fruibile della sua carriera, è un film praticamente senza trama, si regge su questi scorci di vita raggruppati con armonia, l'effetto malickiano dello staccare la narrazione con immagini di vita, inquadrature casuali, disordinate, come lo sguardo di un turista di fronte alle bancherelle o alle vetrine di un negozio. Imputato di fare del cinema da cartolina, ma in quello l'aveva preceduto Allen l'anno prima con la trasferta a Roma, mostrare il degrado dell'Italia agli italiani mediante la commedia, con personaggi dallo spessore della carta velina, convogliati con clichè da commedia sexy. Sorrentino si traveste da Fellini (tanto caro ad Allen), rimembra la grande tematica viscontiana del decadentismo borghese, palesando come i sogni col tempo son diventate chimere, accoglie lo spettatore in questo trenino da ultimo dell'anno (che come dice il protagonista 'non portano da nessuna parte'), e ci conduce lungo i gironi di una divina commedia, una borghesia nella quale non alberga neanche l' intellettualità che per smascherare la propria vacuità si fa carico di pseudo citazioni filosofiche, e lo fa recuperando una serie di attori lontano anni luce dal suo cinema, Petrolo, la Grandi, Pasotti, la Ferilli, Verdone (imbrigliato diventa un valore aggiunto). Infine, mi stupisce ma non può che farmi piacere vedere del cinema d'autore così apprezzato oltreoceano, loro che non sono mai stati così avvezzi a insignirlo di premi.