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SCARFACE (1932) regia di Howard Hawks

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amterme63     8½ / 10  27/12/2006 22:42:57Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Eccoci qua. Da qui sono nati tutti i grandi film che si sono occupati di mafia, criminalità, “eroi” fatti di violenza, assenza di scrupoli ma anche tanto fascino. Questo è il primo che ha attinto all’età del “mito”, cioè gli USA degli anni Venti, rifacendosi a fatti realmente accaduti, come la vicenda di Al Capone e la strage di San Valentino. Hawks inaugura anche lo strano paradosso di far diventare “eroi” della finzione degli autentici fuorilegge, dei personaggi condannati e perseguiti dalla realtà sociale.
Bisogna dire che Hawks adotta diverse cautele per non nobilitare troppo chi ha reso impossibile la vita a tante persone. La principale è quella di rendere i fuorilegge quasi delle macchiette. Scarface ha tratti a volte infantili, da bulletto, fa molte smorfie e si comporta in maniera buffa. Il suo amico è un tipo strano che tira in aria continuamente una moneta e ha un segretario che è sinceramente ridicolo. Inoltre viene caratterizzato tipicamente come Italiano (non come Americano) e si insinua che il crimine siano stato importato dallo Stivale (come noi facciamo oggi con gli Albanesi e i Rumeni). La censura gli ha imposto un brevissimo intermezzo moraleggiante in cui tra l’altro si “assolve” chi parla del crimine, visti come persone che denunciano e non celebrano.
Tutto questo non nasconde il vero effetto e significato del film, che è di ammirazione e rispetto verso chi è “forte” e chi sa farsi valere, indipendentemente dai mezzi usati. In questo film, come in Quarto Potere, si fa capire (volutamente?) che le leggi della società – la legge del più forte, del più spregiudicato - finiscono per favorire persone senza scrupoli. Gli anni Trenta sono stati anche l’epoca in cui si credeva, anche a livello politico, che solo la “forza” di un Grande Uomo avrebbe risolto tutti i problemi della società. Fatto sta che alla fine il film induce quasi a identificarsi in Scarface, a tifare per lui; gli vengono donati anche dei tratti sentimentali “nobili” anche se vagamente incestuosi.
Apoteosi del “criminale” come apoteosi del “Grande Uomo”? A livello incoscio certamente sì, almeno io la penso così.
Terry Malloy  13/01/2007 14:03:27Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
non sono d'accordo
amterme63  13/01/2007 22:22:10Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ok, nessun problema. Anzi, fammi sapere cos'è che non va nel mio ragionamento.
Terry Malloy  16/01/2007 15:00:15Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
come puoi leggere dal mio commento, abbiamo avuto una visione diversa del film che a mio parere è il meno edulcorato e pone veramente sotto gli occhi dello spettatore che il più delle volte guarda un film gangster e s'immedesima nel protagonista assassino (anche a me è successo), la vera realtà di Tony e della mafia e mi è venuto spontaneo biasimare e non riconoscermi in lui come precedentemente era successo.
amterme63  17/01/2007 08:36:38Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non so se hai letto l'extra del DVD da cui ho visto il film. Hawks aveva girato più finali, tra cui far cadere il protagonista morto su dello sterco di cavallo. Invece nel film si sceglie di far morire Scarfare da 'coraggioso', come gli sprona sua sorella a fare. Il finale quindi riabilita e nobilita Scarface, lo fa passare come figura legittima di una società dove anche la polizia usa gli stessi metodi dei gangster. Come si può non ammirare la sua carriera: è furbo, è scaltro, ci sa fare. Ecco come si fa ad avere successo; poi è morto da 'eroe'. Quello sì che era un uomo. La vicenda delle vittime è sullo sfondo del film, se ne accenna appena. A me è sembrato questo il messaggio inconscio che alla fine lascia il film. Quarto Potere paradossalmente tratta peggio Kane. Welles riesce grazie alla sua tecnica, superiore a quella di Hawks, a staccare lo spettatore da Kane e farlo vedere meglio nei lati negativi.
Terry Malloy  17/01/2007 14:43:11Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
la fine è evidentemente ambigua: il poliziotto alla fine certamente non è un eroe però è uno in cui ci si identifica poichè con la frase "te l'avevo detto che prima o poi ti saresti trovato con le spalle al muro e senza pistola e avresti pianto come una donnicciola" si capisce quanto quel gangster (ridicolizzato da Hawks per tutto il film, cosa che Welles non fa) sia codardo e spregevole, un anti-eroe in una realtà in cui "far carriera" è semplice poichè hai la violenza dalla tua parte, ma con cui alla fine devi fare i conti. non serve essere più di tanto furbi e scaltri poichè basta andare con un paio di scagnozzi a freddare a destra e a sinistra e il primato ce l'hai.
certamente Hawks biasima le due parti: prima la terribile dimensione mafiosa, poi l'inefficienza e l'apatia della polizia, brutale come i gangster e sempre inqudrata in uffici polverosi e stantii, mai all'opera o sempre troppo tardi per risolvere qualcosa.
amterme63  18/01/2007 08:28:13Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Certo che è 'semplice' fare carriera con la violenza dalla propria parte, ma Scarface lo fa meglio degli altri. Non basta la semplice violenza, ci vogliono doti particolari e Scarface ce l'ha: infatti sbaraglia tutti gli avversari, impone se stesso con la sua spregiudicatezza e disprezzo per regole che non siano fatte da lui stesso. L'ambizione unita alla capacità fa faville. Scarface è ridicolizzato ma l'efficacia della sua condotta non è messa in dubbio. Il poliziotto mi è sembrato della stessa pasta di Scarface, ma solo dalla parte 'giusta'.
Comunque Terry sono interpretazioni e quindi sia la mia che la tua sono legittime. Infatti il tuo è un ottimo commento.
Terry Malloy  18/01/2007 15:02:36Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
grazie. detto da te risulta estremamente piacevole poichè i tuoi commenti sono molto interessanti e ben fatti.
arrivederci.