adrmb 7½ / 10 28/02/2012 18:16:56 » Rispondi Film eccelso per scenografia e musica (lode a Hans Zimmer), ma a mio parere sopravvalutato nell'affresco dei personaggi. Se tutto sommato appare riuscito il tentativo di umanizzare i personaggi di Marco Aurelio e Commodo caratterizzando bene sia i lati positivi sia i lati negativi del loro animo, al contrario paradossalmente proprio il generale risulta essere la caratterizzazione più scialba delle tre. Un personaggio, questo, perfetto come allegoria di una grandezza di Roma conseguita grazie alle virtù di fedeltà, moralità, carità, bontà, ecc... Contrapposizione forte con il contrario Cosimo, invece simbolo di una Roma aspiratrice alla grandezza senza possibilità di arrivarsi. Molto riuscito quest'aspetto se il racconto era questo, e i personaggi solo un pretesto. Ma il titolo non è forse "Il Gladiatore"?, non è forse la storia di un uomo...? Ecco, un uomo. Un uomo che sembra non avere difetti. Apprezzabile quindi il tentativo di smarcarsi dalla consueta linea "buono-cattivo" di cui il film è permeato, ma i brevi e intensi momenti che sembrano aspirare a qualcosa di più, purtroppo si manifestano come preziose rarità all'interno comunque di una pellicola che non riesce a smarcarsi dalla dimensione hollywoodiana. Buono/cattivo con morte del cattivo. E contentino del buono (vedi spoiler). Un pizzico in meno di retorica non avrebbe guastato. 7+
Mi riferisco ovviamente alla scena finale in cui si vede Massimo ai Campi Elisi che vede moglie e bambino. Sembra una scena della famiglia del Mulino Bianco. Perchè?, mi chiedo. Non ero contrario all'apparizione dei Campi Elisi come un delirio del sogno del generale, ma non mi va giù che venga mostrato alla fine come a voler trovare per forza il lieto fine del buono. No. Perchè mostrare un qualcosa svestito dalla pura dimensione di credenza romana e farlo apparire come verità assoluta? Perchè non affrontare la Morte nella sua sfumatura più dolorosa e traumatica e rivestire il tutto con un'irritante patina di buonismo?