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IL GLADIATORE regia di Ridley Scott

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JOKER1926     9 / 10  15/04/2008 13:55:52Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ambientato durante l’ epopea dell’Impero di Marco Aurelio con Roma regina dei mondi e degli oceani ottenuti grazie a cruenti conflitti in lungo e in largo fino ai ruvidi territori germanici da un esercito prepotente e determinato Marco Aurelio aveva un sogno quello di rendere Roma un esempio di repubblica cercando di instaurare uno stralcio di luce latitante oramai da troppi anni…

E quindi sorgeva imperiosa l’icona del più grande condottiero che Roma ricordi, Massimo Decimo Meridio comandante dell’esercito del Nord e generale delle legioni Phoenix , uomo di un’intelligenza bellica senza confini, stratega di battaglie e specialmente padre e marito volenteroso di ritornare alle sue “domestiche” origini abbandonando le armi, “la terra si toglie molto più facilmente del sangue”…
Ma prima dei sogni personali, precede il dovere, dovere etichettato in una ferrea e asfissiante servitù ad un Impero, Marco Aurelio alla fine della sua esistenza spinge affinché l’ispanico diventi Imperatore di Roma…
Ad intaccare il progetto che voleva Meridio ai vertici di Roma Commodo presuntuoso e incapace nel gestire ciò che era stato di Marco Aurelio…

“Il Gladiatore” nasce da questa trama, Ridley Scott confeziona la sua Opera terminale avvalendosi di un cast magnifico condotto da Russell Crowe che firma forse la più grande prestazione interpretativa su pellicola che la storia del Cinema ricordi.
Tramite la sua immagine di generale, ai suoi sguardi e al suo parlare ridondante e fastoso intrappola ed estasia lo spettatore, processo di esaltazione che non può consumarsi solo dopo la prima visione, la “mitizzazione” creatasi intorno a Massimo Decimo Meridio permane dentro, impressa a fuoco, marchiante e suprema.
Oltre a Crowe giocoliere di potere ed emozioni, un morboso Joaquin Phoenix calato alla grande nella sua parte.
Troviamo nei panni del Cesare Richard Harrison, prova indubbiamente apprezzabile, abbastanza circoscritta nella durata; Djimon Hounsou in una sorprendente prestazione, immedesima con tempra, vigore l’icona di uno schiavo nero che ad un punto dell’ esposizione narrativa diventa uno dei personaggi di rilievo de “Il Gladiatore.”
Gli altri attori tutti all’altezza, ma la narrazione di Scott, comunque, propone un perenne scontro fra Crowe e Phoenix dall’inizio alla fine, con Russell indiscusso protagonista e Phoenix degno e patetico antagonista; sul piano interpretativo e fin troppo accademico decretare la vittoria di Crowe ma nonostante tutto da apprezzare la prova dell’imperatore che regala ulteriore enfasi al film.
A giocare a favore della regia uno splendido soggetto e una trama affascinante sintetizzata, fotografata nella dinamica discendente/ascendente di Meridio, “Il generale che diventò schiavo, lo schiavo che diventò gladiatore, il gladiatore che sfidò l’imperatore”; sceneggiatura ideata alla perfezione senza alcun punto morto e forzatura da prendere seriamente in considerazione, (gli errori storici, ad esempio, sono poco o nulla importanti ai fini del film, balestre e cupole, al tempo ancora non inventate ma presenti o l’errata denominazione anacronistica di “ispanico” al personaggio sono “piccole cose” estremamente sorvolabili e, usate come critiche, risultano essere ridicole.)il tutto scorre, sul piano del ritmo, velocemente e sul piano narrativo in modo addensato e geniale.

Il film inizia con un meraviglioso ed elegiaco movimento della mano di Massimo che calca e “capta” il profumo e le cose della sua terra, si tratta di un flashback, la mente celermente ritorna nel freddo territorio di guerra, a lottare per la vita contro il Generale Meridio un popolo di barbari che non avrà scampo; sale già in cattedra la regia che attraverso delle splendide inquadrature e a delle musiche indovinate inizia a gasare a dovere colui che guarda le gesta dell’ Impero romano in cerca di violenza e gloria.
La pellicola senza difficoltà si snocciola in modo semplice e tremendamente ammaliante, rapida presentazione dei protagonisti chiave, introspezione veloce e assai concreta, si prosegue a calcare fra drammaticità e sommo dolore l’icona di Meridio che correrà verso la sua famiglia una volta esiliato e quasi ucciso da Commodo.
La regia riserva allo spettatore il succo dell’emozione e dell’intrattenimento nei solenni e spettacolari combattimenti nelle arene ove Massimo, divenuto gladiatore, mette in pratica fisico e maestria di guerra sinonimo di sopravvivenza.
Da segnalare il penultimo combattimento dal sapore epico ove Meridio affronta Tigris delle Gallie, questo ultimo assume le apparenze di un demone mitologico, specie Tuchulca, venuto a prendere il Gladiatore per trascinarlo fino agli inferi con un gioco sporco, ma anche in questa occasione prevale l’esperienza e la freddezza mentale, Massimo Meridio ha sete di vendetta e fra tigri ospiti indesiderati, e quel piano “tutto organizzato” di Commodo espugna l’ennesima arena fra clamore ed estasi del popolo pilotano l’ex generale a sfidare in persona l’imperatore ,prima però un audace (fallito) colpo di stato purtroppo inutile e cruento.
Ed ecco che Scott vaga nell’estasi sensoriale e regala al pubblico un finale fragoroso ove si intersecano pillole di cognizione metafisica con Massimo che intravede dinanzi al suo antagonista la luce della famiglia, la porta dell’aldilà, dell’ “altra vita” e da buon comandante ordina a Quinto di eseguire gli ordini, o meglio i desideri, di Marco Aurelio e di liberare i suoi uomini… “Va’ da loro, Massimo. Sei a casa.”

La drammaticità unita ad una stagnante e roboante commozione di fondo erige ad oltranza il prodotto artistico della regia, sublimato dai dialoghi e dal riepilogo verbale circa la persona di Massimo lo spettatore dilaga con la mente in un vortice di passione difficilmente controllabile; poesia e violenza si fondono, e’ la coesione sublime.


La vittoria di Scott in campo tecnico
Il regista sigilla definitivamente la sua Opera con una bellissima fotografia che onora in modo magnanimo ogni scenario, ricalcando e riproponendo allo spettatore degnamente il clima, l’atmosfera della scena come nelle arene ove il pubblico “respira” quasi la polvere giallastra sotto un soffocante sole; le movenze belliche del gladiatore scandite da ottimi colori, le strategie (colonna unita!) , il trotto col cavallo scandito da classe e silenzio, la spada innalzata verso il cielo (inquadrata in primo piano) simbolo di vittoria enti imprescindibili di impatto mediatico e psicologico.
Buonissime poi le ricostruzioni (computerizzate) dell’ antica Roma, diversamente era impossibile fare, cioè l’uso di questi trucchi cinematografici nel Cinema dei nostri giorni è importante soprattutto nella fattispecie di un film dai caratteri storici come “Il Gladiatore”.
A rendere sempre più Capolavoro questo film epico “Now we are free” colonna sonora portante, incredibilmente asciutta e intensa, importantissima nell’egemonia del prodotto.
Seguono su larga scala le mitiche inquadrature del cineasta che cerca di innalzare a modello Crowe, l’attore sistematicamente raccoglie un pugno di sabbia prima dei combattimenti cruciali (scaramanzia ?), Scott ricalca a dovere gli sguardi del generale romano riempiendoli di magnificazione e comunque il lavoro del regista arriva all' acme nel finale con l’alternanza chimerica della realtà con le visioni che fungono da mastodontico esempio di Cinema sfolgorante e visivamente elevato e potente.

Massimo il misericordioso, Crowe il prodigioso

Si ringrazieranno a vicenda per l’eternità, molto probabilmente, Scott e Crowe, un grazie reciproco per aversi innalzati alla gloria eccelsa e per aver conquistato una fama a livello planetario; Scott ha cucito praticamente un abito eterno all’ “ispanico” Russell, Massimo Decimo Meridio acclamato dalla massa ma ancora prima da Roma classificato come condottiero misericordioso, perché tutti sono uomini prima di ogni cosa, il buon senso e la giustizia dimora costantemente in Meridio da sempre, dai suoi atteggiamenti, alle sue parole, alle sue azioni votate sempre per una nobile finalizzazione.
L’amore e l’orgoglio per la famiglia e per gli antenati lo rendono un esempio di vita e di comportamento, lodato smodatamente dai suoi fidi compagni fino all’ultimo, aspetta la famiglia e qualcuno altro nei campi Elisi…
Crowe si e’ superato, diventando di conseguenza una figura quasi biblica ricolma zeppa di fans e di “credenti”!

“Il gelo può far incastrare la lama”…
Gelo che ha scandito l’animo di Meridio, gelo mutatosi in calore per raggiungere un mondo di pace; “siamo solo area e polvere”, perché alla fine vince e “riecheggia nell’eternità” solo la mente, l’agire di un uomo, perché “Il Gladiatore” e’ anche metafora di vita e morte, l’ “altra vita” esiste, un nuovo orizzonte per gli uomini di animo luminoso e colmo di magniloquenza, Massimo benvenuto nelle are dell’eterna immortalità!

JOKER1926
fra81fra  14/07/2008 23:49:00Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"anche con le tigri!".... ma non mi dire...