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IL GRANDE GATSBY (2013) regia di Baz Luhrmann

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Gabe 182     7½ / 10  04/01/2022 02:09:21Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Mi sono deciso di vederlo, dopo anni e anni di dubbi, ho deciso di guardarmi Il grande Gatsby di Luhramann. Il celebre romanzo di Francis Scott Fitzgerald, da cui già più volte in passato sono state tratte pellicole, viene fatto oggetto dell'ennesima trasposizione cinematografica ad opera del regista australiano Baz Luhrmann.
Il Grande Gatsby di Baz Luhrmann è un film ridondante di musica, colori, feste, esagerazioni, proprio come lo erano gli anni '20 in America, i cosiddetti "Anni Ruggenti". Anni in cui le illusioni di ricchezza e di un futuro prospero stavano crescendo e in parallelo si abbassava il livello morale di una società corrotta e vuota. Il tutto avrebbe portato, infatti, nel giro di poco meno di un decennio alla Grande Depressione del '29. Nel film questo è facilmente interpretabile e il regista non smette di sottolinearlo, di portare tutto all'eccesso da un lato per criticare l'America, dall'altro per dire agli spettatori "guardate che tutto è illusione, l'esagerazione porta alla tragedia, la ricchezza priva di valori è effimera". Baz Luhrmann realizza un film più affine al suo stile, molto coreografico e melodrammatico, un po' musical con colonna sonora estranea al tempo narrato, ma di grande impatto.
Contrapposti ad una scenografia davvero ben fatta e ad una fotografia nitida e colorata e dei notevoli costumi, ci sono purtroppo un montaggio, in alcune parti, frettoloso e movimenti di scena troppo veloci, rispetto a voci e immagini, e che rendono difficoltosa la comprensione della storia in alcuni punti. L'adattamento al romanzo e ai temi che tratta sono esposti in maniera convincente, con la propensione alla speranza e al 'sogno americano' di Gatsby e l'arrivismo che caratterizza i nuovi ricchi come lui, contrapposto all'arroganza e all'indifferenza della vecchia aristocrazia familiare incarnata dai Buchanam.
Infine, viene raccontata molto bene anche l'epopea di Nick all'interno di questo mondo a lui nuovo, guardato all'inizio con meraviglia e curiosità ma che alla fine si rivelerà essere un mondo contradditorio, pieno di crudeltà e vittimismo. Nick alla fine se ne andrà disgustato dalla città e dalla fine del 'sogno americano' , con conseguente dipendenza dall'alcol: perché, come disse lo stesso Fitzgerald, "a volte è più difficile privarsi di un dolore che di un piacere". Sugli attori non c'è nulla da dire, la prova è stata molto convincente da parte di tutti, con un Di Caprio che sfocia un interpretazione ammirevole.
Insomma, non possiamo definirlo un capolavoro ma senza alcun dubbio un' opera molto ben realizzata dal buon Luhrmann.