LukeMC67 8 / 10 28/01/2014 13:50:18 » Rispondi La sfida più grande di questo film stava anzitutto nella sceneggiatura (scritta a quattro mani da Pam Katz e dalla stessa Margarethe Von Trotta) perché descrivere in meno di 2 (intensissime) ore una vita così ricca come quella della filosofa tedesca allieva di Heidegger riassumendo senza banalizzare il suo pensiero e dando un minimo di pennellate storiche, biografiche e di dibattito intellettuale, era impresa al limite dell'impossibile. Invece la sfida è stata ampiamente vinta da una Von Trotta in stato di grazia e da un pool di attori semplicemente straordinari ed efficacissimi. Il tutto, poi, è esaltato dalla scelta davvero coraggiosa (ma giustissima) di lasciare il film nelle sue lingue originali (tedesco, inglese e, in minima parte, ebraico) sottotitolandolo: si è potuto così apprezzare il gran lavoro attoriale nella caratterizzazione vocale e linguistica dei vari personaggi narrati. Così come perfettamente riuscita risulta l'amalgama tra la finzione e i (sempre devastanti e istruttivi) documenti d'epoca che hanno ripreso in integrale l'intero Processo-Heichmann. Impressionante e immensa Barbara Sukowa che quelli della mia generazione ricordano nei lavori di R.W.Fassbinder o della stessa Von Trotta, qui completamente trasfigurata in Hannah Arendt. Il film usa una narrazione stilisticamente tradizionale, rigorosa come da tempo non se ne vedevano più. Eppure questo rigore non solo non stona, ma addirittura amplifica i moti del pensiero e degli accadimenti di Hannah Arendt conferendo al film una inattesa tensione continua che tiene incollati alla poltrona. Riuscitissimi risultano i rari flashback, efficaci nel ricostruire tutto il retroterra emotivo, formativo e di pensiero della grande filosofa. Ma il vero prodigio della Von Trotta e della sua équipe è stato quello di essere riusciti a rendere alla perfezione il ritratto di una donna tanto determinata, razionale, anticonformista quanto attraversata da profondi moti dell'anima. Magistrale la resa del suo rapporto con il marito, tutto sospeso tra confronto profondo del pensiero, un erotismo travolgente e una ironia affilata come lama di spada. In questo senso nessun personaggio del film è lasciato al caso, ognuno risulta funzionale alla storia e al pensiero che deve esprimere senza rinunciare a uno scandaglio psicologico tutto femminile. La Von Trotta ha dimostrato, ancora una volta, che si può divulgare e far riflettere anche su cose complesse senza rinunciare al divertimento della narrazione per immagini e suoni. Con un rigore storico e filosofico che, pur nelle inevitabili semplificazioni, sembra d'altri tempi. Non perdetelo, ci sono solo 2 giorni per gustarsi questo autentico gioiellino. Una scelta che può far storcere il naso ma che sembra rivelarsi vincente: le 2 sale del Multiplex dove l'ho visto, ieri sera erano piene. Anche questa, roba d'altri tempi. E d'altri film.
Bel commento Luca, l' ho visto anche io. Anche la sala del Multiplex della mia zona era pieno, tanto è vero che per evitare di vederlo in seconda fila ho dovuto raggiungere un cinema più lontano (ma ne è valsa la pena). Ciao!