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THE HOST regia di Andrew Niccol

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     5 / 10  03/10/2013 15:26:59Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Fregato da Andrew Niccol, ovvero lo sceneggiatore del magnifico "The Truman Show", regista di un capolavoro come "Gattaca" cui hanno fatto seguito una manciata di film magari non sempre riuscitissimi eppure concettualmente intriganti. La prima scivolata di una fin qui buonissima carriera arriva con questo "The Host", fantascienza sui generis compressa in una fiacca storiella romantica impregnata da dialoghi deprimenti, più o meno ai livelli di una soap opera pomeridiana destinata a pensionati poco esigenti.
L' umanità non prova più emozioni colonizzata da un branco di amebe luminescenti, questi esseri hanno portato pace e prosperità negando però agli uomini la loro identità cancellandone gli istinti primari. Inutile dire che tra questi vi è l'amore, quell'amore che cambierà le sorti del pianeta grazie ad un improbabile connubio tra l'invasore alieno e l'involucro umano non troppo gentilmente offerto dall'appassionata Melanie.
Le idee buone ci sono, però il modo con cui vengono esposte/sviluppate è spesso inadatto; come nel caso dei ridicoli conciliaboli mentali tra le due parti costrette a coabitare, o riguardo il triangolo amoroso del quale è addirittura meglio tacere.
Ne esce maluccio anche la promettente Saoirse Ronan, mentre l'unico personaggio degno di interesse è quello interpretato da William Hurt.
Girate senza nerbo le scene d'azione, l'inquietudine latita nonostante l'impegno di Diane Kruger più infamona che mai. "L'invasione degli ultracorpi" o " Terrore dallo spazio profondo" restano due modelli edulcorati, in quanto "The Host" non ne persegue nè gli aspetti più orrorifici tanto meno quelli più socialmente impegnati.
Giunge quindi stonato il tentativo di miscelare due filoni così agli antipodi come la sci-fi ed il melò, il problema di fondo è la patina dolciastra che tutto ammorba assecondando scaramucce da liceali. Niccol inciampa in un'impensabile debolezza strutturale, definisce puerilmente i personaggi e spinge all'accettazione del diverso favorendo buonismi demenziali e fastidiose melensaggini.