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GLI AMANTI PASSEGGERI regia di Pedro Almodovar

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Invia una mail all'autore del commento Andrea Lade     5 / 10  07/04/2013 16:59:17Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Un ritorno alle origini per Almodovar, una ripassata alle commedie leggere, quelle con la fotografia eccezionale, con i riferimenti sessuali espliciti e dall'ironia surreale che riesce a compensare un narrato molto semplice. Commedie che hanno fatto nascere sì il suo mito, ma che sono frutto stesso del mito degli anni '80. Ora a 30 anni di distanza ci appare tutto come una splendida cornice, condita da soggetti interessanti e da una rappresentazione variopinta. Se aggiungiamo una sfiziosa colonna sonora che impreziosisce lo sviluppo della storia, possiamo aspettarci un piacevolissimo film. Purtroppo non è così. Si sorride, non dico il contrario,ma siamo distanti temporalmente dai tempi della movida madrilena e dall'esibizionismo che rendeva così particolari e mitici gli anni '80. La struttura è totalmente assente e se il soggetto narrativo non è mai stato il punto principale del cinema di Almodovar, c'è da rimpiangere il tocco di genio onnipresente nelle sue opere, almeno fino a "Carne Tremula" inclusa.
La trama è di una semplicità imbarazzante e lo scenario è ristretto alla cabina di pilotaggio e alla classe business. Se si esclude la scena iniziale girata in esterno e gli istanti finali, gli ambienti si riducono ad un palcoscenico di una manciata di metri quadri. Troppo poco per una storia inesistente. Un aeromobile della compagnia Peninsula, a causa di un guasto meccanico non riesce ad atterrare,e il comandante è costretto a girare continuamente sui cieli di una città spagnola, indicata vagamente come Toledo. All'interno un mix di personaggi ai limiti dell'assurdo creano situazioni anch'esse assurde e tra alcol e sesso orale ci restituiscono un'immagine di vizio ed isteria.
A nulla servono gli stacchetti musicali in cui si cimentano gli steward, macchiette appena divertenti che impazziscono al ritmo di una icona anni'90, Nina, con il suo brano I'm so excited. Ancor meno utile è il cameo iniziale di Antonio Banderas e Penelope Cruz , protagonisti dei primi 2 minuti, tra l'altro doppiati in modo ridicolo.
Il resto del cast è valido, almeno se lo si analizza individualmente, ed è messo a fuoco da una ricerca estetica interessante che insiste continuamente sui primi piani ; ma anche in questo caso, le belle inquadrature non compensano il prodotto finale, ridotto ai minimi termini dalla banalità di battute stereotipate ed insulse e da dialoghi ripetitivi come ad esempio i riferimenti continui ed irrimediabilmente noiosi all'alcool , la cui assunzione diventa ridondante occupando più di venti interminabili minuti.
In conclusione, a parte qualche omaggio visivo che sarà di gradimento alle donne e (forse) ad un pubblico gay ed una fotografia accattivante, questo film certo non sarà ricordato da nessuno come un capolavoro; rimane invece la sensazione che Almodovar abbia voluto fare un po' di botteghino autocitando le sue opere iniziali , senza metterci impegno.