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IL FIGLIO DELL'ALTRA regia di Mehdi Dehbi, Lorraine Levy

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     7 / 10  18/03/2013 18:46:26Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
T'immagini di conoscere le riserve che si prestano al gioco della critica, soprattutto se un film incentiva un'empatia ancestrale che, con tutta la buona volontà possibile, non è tollerabile. Perché non siamo coinvolti direttamente dalla questione israeliano-palestinese per giudicarla obiettivamente, o magari qualche eminenza grigia della carta stampata scoprirà un film filo-arabo. Addossando processi sommari a un'opera che non ha certe velleità reazionarie. In un caso o nell'altra, "Il figlio dell'altra" ha un primo tempo stupendo. Non è davvero così buonista la ferita che lievita in Yacine, Joseph e le rispettive "famiglie", nel cuore dei sentimenti traditi, e se qualcuno trova superficiale il dramma della riscoperta di sé si accomodi pure. Invece nulla di ciò che si rivela avviene senza traumi (ovviamente verrebbe da dire) e un cinema che ricorda vagamente il Mike Leigh di "Segreti e bugie" filtrato dal sentimentalismo sociale di un Eytan Fox.
Purtroppo un finale conciliatorio appanna il risultato che tuttavia è apprezzabile, per l'intensità della storia, per la bravura degli interpreti (sorprendenti soprattutto le figure paterne), la capacità di alludere allo scontro razziale, religioso, territoriale (cfr. lo svantaggio di scoprirsi palestinesi, il vantaggio - economico, pare - di un'identità ebraica). In entrambi i casi i giovani trovano alleati e oppositori distinti sullo stesso fronte (il "fratello" musulmano di Yacine, il severo rabbino della comunità di Joseph). Consiglio a tutti di vedere Il figlio dell'altra per altre ragioni ancora, soprattutto la capacità delle due registe di raccontare l'occupazione e due diverse forme di vita comunitaria. Certo è fatalismo pure quello che via via pervade l'epilogo, a favore di una ritrovata unità d'intenti (il tema della maternità, o al contrario lo stesso D.io Padre) ma a me ha commosso per diverse ragioni. Per le stesse di qualcuno che reputa superficiale scardinare un seme infetto in un concetto universale, ma sincero, di fratellanza.