caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

CLOUD ATLAS regia di Tom Tykwer, Andy Wachowski, Lana Wachowski

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
scottlumber     9 / 10  18/02/2013 14:15:00Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Visto per caso ieri sera, senza troppe attese, l'ultimo film dei Wachowski si è rivelato uno di quei rari film che richiedono subito una seconda visione. Lungo e complesso, denso di trovate intriganti e soprattutto pervaso da tanta ambizione, Cloud Atlas richiede allo spettatore quel minimo di dedizione necessario a tenere traccia degli avanzamenti delle sei storie che compongono la trama del film. Assunto questo piccolo impegno, lo spettatore avrà per le mani un testo aperto e diffuso, in cui l'aspetto eminentemente narrativo non è che un pretesto per parlare d'altro ed aprire una finestra sulla coscienza collettiva e senza tempo dell'umanità.
Libertà, lotta contro l'oppressione, amore: questi i temi ricorrenti delle sei storie. Il tema della responsabilità individuale, o forse della "costruzione della Storia", per cui le azioni di ogni essere umano trascendono non solo il contesto in cui vengono messe in atto, ma anche la vita stessa di chi le compie. E così, che siano buoni o criminosi, la storia dell'umanità è un continuo stratificarsi di gesti, che vanno e poi tornano, spesso afferenti alle medesime categorie. Ancora una volta: ricerca della libertà, rivolta contro l'oppressione, costruzione di un amore.
Il tutto spalmato con sapienza su tre ore di film, sei storie, tre registi, stili diversi. Un montaggio frenetico di epoche e di storie, con mille dettagli da cogliere e mettere in relazione. La composizione musicale che dà il titolo al film - Cloud Atlas; un assaggio di tardo XXI secolo a Seoul, dove esistono persone che sono "artifici" a termine e al servizio della macchina del consumo; la neo-lingua del 2100, che racconta un mondo che mette insieme progresso e ritorno alle origini; una San Francisco anni '70 dove l'oppressore è il capitalista del petrolio e il "liberatore" è una giornalista che segue le orme del padre (corsi e ricorsi...); uno schiavo affrancato che salva la vita di un gentile bianco nel 1800; l'editore con la sua storia nell'unico episodio che si permette delle inflessioni comiche.
Difficile, se non impossibile, razionalizzare con una sola visione il continuo gioco di rimandi tra una storia e l'altra, tra un periodo storico e l'altro. Ma l'impressione è quella di un esperimento riuscito, grazie tra l'altro a trovate come quella di far recitare gli attori principali in ciascun episodio, a volte con fattezze che ne rendono difficile il riconoscimento, che ben esprime la filosofia di fondo del film: "le nostre azioni sopravvivono a noi stessi".
Un film diverso, entusiasmante, da vedere e da rivedere.