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SINISTER regia di Scott Derrickson

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     8 / 10  15/02/2013 10:51:20Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
L'horror mainstream sempre più raramente tira fuori dal cilindro la pellicola che non ti aspetti, non è infatti facile edificare una trama su stereotipi abusati riuscendo ugualmente ad inquietare e appassionare.
L'impresa riesce a Scott Derrickson, regista fin qui (abbastanza) giustamente bistrattato, il quale, come il meno considerato dei panchinari, questa volta scende in campo e mette a segno il gol della vita.
Si, perché "Sinister" potrebbe diventare un cult in quanto dotato di tutti i requisiti richiesti per piacere sia al pubblico meno esigente che a quello più competente, questo ormai logorato da anni di visioni scadenti, rese allettanti dal solito menzognero tam-tam mediatico.
La figura dello scrittore in crisi alla ricerca del successo perduto è quanto di meno originale si potesse escogitare, anche perché il tizio come i colleghi che l'han preceduto sarebbe disposto a tagliarsi un orecchio pur di far centro.
Il film parte come un thriller, con gli angoscianti nastri riguardanti le atroci imprese di un inafferrabile serial killer visionate col buon vecchio caro proiettore super 8. Immagini forti, tese a destrutturare lentamente le certezze del protagonista e il clima di gioviale convivenza familiare. Il mistero si infittisce e il lato esoterico assorbe quello dell'indagine canonica in maniera sempre più pesante, fino a prendere il sopravvento con l'identificazione di una presenza demoniaca estremamente crudele.
Il volto del maligno in stile Slipknot non diminuisce affatto l'inquietudine, accentuata da atmosfere snervanti e da una colonna sonora che definire da brividi sulla schiena è poco. Inoltre Derrickson centellina le apparizioni dell'essere, demandando il lavoro sporco ad altri in un incubo all'interno del quale lo sprovveduto e stupidamente ambizioso scribacchino si troverò coinvolto assieme ai suoi cari.
Il regista mostra di conoscere bene il genere, si muove a suo agio pur esagerando con gli sbalzi di volume (che però, va ammesso, stimolano dei bei salti sulla poltrona). Poco spazio viene lasciato ai comprimari e forse qualcuno avrebbe meritato un approfondimento maggiore, anche se poi le spalle di Ethan Hawke sono sufficientemente larghe per sostenere il peso di tutto.
Non è originale, però spaventa e lascia un profondo senso di malessere anche per via di un finale a dir poco eccellente.
A mio avviso basta e avanza per considerarlo uno dei migliori horror degli ultimi anni.