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LA BOTTEGA DEI SUICIDI regia di Patrice Leconte

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     6 / 10  22/04/2014 16:56:45Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Cielo plumbeo sulla città, occhi cerchiati di nero e visi funerei: la crisi non lascia scampo, prosciuga i portafogli e deprime i cuori concedendo come spietata via di fuga il suicidio.
Unica fonte di luce e colore nell'ambito della tetra metropoli è una bottega bizzarra gestita da personaggi grotteschi con nomi di celebri suicidi, costoro consigliano e vendono i più disparati oggetti per porre fine ad ogni patema con metodi più o meno cruenti. La solfa cambia quando il terzogenito Alan, così diverso e sempre sorridente, inizia a mostrare ai propri cari il mondo sotto una luce diversa, molto meno tenebrosa e per nulla votata all'autodistruzione.
Ritorna al suo vecchio amore Patrice Leconte, ovvero fumetto e cinema d'animazione, con un film palesemente destinato ad un pubblico adulto e consapevole vista la delicatezza del tema trattato.
Le scivolate nel cattivo gusto sono spesso scongiurate per il rotto della cuffia, allo stesso tempo il divieto che la Commissione di Revisione Cinematografica pose sulla pellicola qui in Italia (unico caso in tutto il mondo) è a dir poco discutibile ed esagerato. Resta il fatto che l'estremizzazione di una tendenza così tragica, tipico sfogo del malessere attuale, non è di facile trattazione, affrontare con leggerezza certe situazioni richiede un equilibrio che Leconte trova a fatica, nonostante sia indiscutibile l'invito alla gioia di vivere dopo una partenza in cui il politicamente scorretto abbonda.
Il tratto è grezzo, molto vicino ad un tipo d'animazione europeo che nel caso ricorda Silvayn Chomet; c'è molta cura nei dettagli e nella definizione degli sfondi, ma i personaggi sono definiti da singolarità grafiche tutt'altro che memorabili. L'attitudine al macabro invece deve molto a Tim Burton anche se il paragone con lo scarmigliato regista americano è in questo caso impietoso per svariati motivi: trama troppo esile ed elementare, innumerevoli canzoncine di mediocre qualità e protagonisti anonimi, soprattutto superficiali e prevedibili nel loro cambio di rotta.
Visione passabile con un'idea di fondo provocatrice sfruttata solo in parte.