caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

REGALO DI NATALE regia di Pupi Avati

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
JOKER1926     7 / 10  12/06/2019 15:58:58Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Regalo di Natale" parte da un plot caratteristico: è la vigilia di Natale, quattro di amici si rivedono, in maniera premeditata, per una partita di poker. L'amicizia è l'apripista e il pretesto per un gioco d'azzardo caratterizzato da puntate importanti.

Il tema e il titolo del film sono gli aspetti salienti di questa operazione targata Pupi Avati. In questo prodotto cinematografico del 1986, il poker è portato prepotentemente in auge; il poker (non solo per Avati, ma anche per noi) è forse ciò che meglio rappresenta e fotografa l'essenza di un uomo.

La scelta dunque di Avati sembra essere un'ottima trovata, l'incipit è pregevole. La curiosità risiede, a questo punto, nello sviluppo delle dinamiche e quindi della narrazione.

"Regalo di Natale" per tutte le sue caratteristiche che decide di accollarsi sul groppone, non può sperare di ottenere apprezzamenti all'unisono. Il film è dedicato, a nostro giudizio, a chi riesce a leggere fra le righe i simbolismi del gioco ed accettare le situazioni che ne derivano in maniera inesorabile. "Regalo di Natale", per questi motivi, è quasi un film privato, un po' come la stessa partita della vigilia di Natale.
Il film si sviluppa intorno ad un grigiore e ad una tagliente preoccupazione di fondo che attanaglia tutti i personaggi in scena. Vien fuori un'esposizione scenica oldstyle, in effetti "Regalo di Natale" è invecchiato in maniera oggettiva, ma da questo scaturisce tutto il suo fascino.
Il prodotto di Avati è un perpetuo esercizio di stile, si rispettano le liturgie, ci si siede per giocare con rigorosa concentrazione. L'atmosfera di Natale è convertita in un qualcosa di diverso; anzi i personaggi sono distaccati dal tempo, sono all'esterno del contesto natalizio.

"Regalo di Natale" è una lunga analisi su uomini falliti e cinici, la metafora di Avati verte sul concetto dell'amicizia e della vita, alle volte crudele e beffarda.
Improbabile notare grandi difetti in quest'operazione, la fotografia e le stesse recitazioni degli attori sono forse superate (per non parlare dei flashback), ma come già accennato, sono questi "difetti" a dare un qualcosa di straordinario al film.

Fra i nomi da citare, indubbiamente, quello di Diego Abatantuono e Carlo delle Piane, parliamo dei due personaggi principi, e dopotutto, delle due migliori performance del film per distacco.