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LE COLLINE HANNO GLI OCCHI (1977) regia di Wes Craven

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Spotify     7 / 10  04/12/2016 20:50:24Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
---PRESENTI SPOILER---

Ed ecco qui il celeberrimo cult diretto da Wes Craven nel lontano 1977. Si tratta senza dubbio di un film che ha segnato la storia del cinema d'exploitation, grazie specialmente alla regia, lo svolgimento della trama e i personaggi cattivi. La storia vede una famiglia, I Carter, in viaggio per raggiungere Los Angeles, fermarsi ad una sperduta stazione di servizio, situata in mezzo al deserto, per fare rifornimento e chiedere indicazioni. Il vecchio benzinaio dice la strada da percorrere e consiglia vivamente di non prendere alcuna scorciatoia con la scusa di alcuni esperimenti nucleari che si stanno conducendo proprio nella zona attorno. Il capo-famiglia, Bob, un arrogante poliziotto in pensione, non da retta a quanto raccomandato dal benzinaio e prende una strada più corta. Durante il tragitto però, la famiglia subisce un piccolo incidente stradale che li costringe a fermarsi in mezzo al nulla. Attorno a loro ci sono solo delle colline rocciose. Col passare del tempo, proprio da quelle colline, qualcuno comincia a spiare i Carter, e le intenzioni di questo qualcuno sono tutt'altro che amichevoli. La famiglia comincerà a venir perseguitata da alcuni strani individui che abitano l'ambiente circostante.
Gli anni 70 sono stati senza dubbio un periodo davvero prolifico per il cinema horror, vedi ad esempio che appena tre anni prima era uscito "Non Aprite Quella Porta", film rivoluzionario del grande Tobe Hooper, oppure, anche se non è proprio un film dell'orrore, "L'Ultima Casa a Sinistra", diretto dallo stesso Craven nel 1972. E nel 1977, il compianto Wes, sforna quest'altra pellicola che negli anni a venire, sarebbe diventata un'icona del proprio genere.
Non si può negare che il regista abbia preso spunto da "The Texas Chain Saw Massacre", specie riguardo il fatto che gli antagonisti della pellicola sono umani cannibali. Però, al contempo, Craven riesce a sfruttare questa somiglianza con l'horror di Hooper a suo vantaggio. Infatti, mentre nel film del 1974, i cannibali erano situati e utilizzati in un contesto abbastanza classico, questi qui invece, sono più innovativi, più particolari e anche, in un certo senso, più affascinanti. Dal mio punto di vista, porre su delle colline rocciose una famiglia (vera e propria) di uomini antropofagi è un'idea davvero azzeccata. Craven, questi individui, li rende molto intriganti e oltretutto, durante lo svolgersi del film, non ce li fa vedere moltissimo, così da far aumentare ancor di più la curiosità. Il director fa calare perfettamente nel contesto gli attori che interpretano i cannibali, li rende quasi uomini preistorici, li mischia benissimo con l'ambiente circostante, creando un quadro davvero esemplare e soprattutto parecchio inquietante, difatti fa venire i brividi, pensare che in mezzo a delle colline in mezzo al deserto, "abita" un clan di assassini antropofagi. Ogni personaggio cattivo ha un suo perchè, tutti riescono a far presa sullo spettatore. Plutone è senza dubbio il soggetto che più attira la nostra curiosità, in quanto pur essendo selvaggio e violento, è anche molto stupido e quindi se a volte ci inquieta, altre ci fa sorridere. Un ruolo determinante è giocato anche dall'aspetto grottesco di Michael Berryman. Anche "Papà Giove" lascia il segno, un energumeno folle e feroce, un'uomo che incarna la cattiveria più primitiva. Neanche la figura di Marte non passa inosservata, forse la più inquietante dell'intera famiglia. Basti pensare alla scena dove entra nella roulotte dei Carter mangiandosi tutto quello che trova, tra cui un uccellino vivo chiuso in gabbia, e, in seguito, stupra una delle figlie della famiglia Carter. Insomma, tre individui contraddistinti benissimo da Wes Craven, tra l'altro da notare la credibilità con la quale il director ha definito i personaggi, tanto da farli sembrare molto naturali nei comportamenti. Per quanto riguarda la caratterizzazione dei Carter, Craven tratta la povera famiglia con ordinaria amministrazione, nessuno è particolarmente interessante, ma comunque il regista, adottando alcuni clichè abbastanza classici, riesce lo stesso a renderli quantomeno "simpatici" e verosimili.
Tra gli altri meriti del director, ce ne sta uno che secondo me è un vero e proprio colpo di classe e cioè che lui da una trama puramente horror, tira fuori un lungometraggio thriller. La cosa che fa pensare, è che il film è un b-movie, (elegante) e di solito i registi, quando hanno a che fare con lavori del genere, tendono spesso a trasportare sullo schermo ciò che c'è scritto nella sceneggiatura, senza dare un minimo di impronta personale. Qui invece bisogna riconoscere il merito di Craven che tra l'altro, essendo proprio lui lo sceneggiatore, ha ben si un doppio merito: il primo è quello di scrivere uno screenplay originale ed in puro stile horror, il secondo è appunto, quello di girare una pellicola che assomiglia molto più ad un thriller, in quanto c'è poco sangue, gli antagonisti sono bene o male degli esseri umani e tantissime sequenze, per come sono state congegnate, sono puramente thriller, vedi ad esempio quando Plutone e Marte si intrufolano con molta cautela nella roulotte dei Carter. Un altro fattore, che dal mio punto di vista, avvicina il film al thrilling, è la scenografia. Una location originalissima, particolare, molto suggestiva. Il director, ben che cerchi di renderla anche opprimente (guardando la pellicola oggi, è un effetto che non tende a manifestarsi), la fa risultare comunque una ambientazione più da film thriller che da film dell'orrore. Innanzi tutto si tratta di un posto totalmente aperto alla luce del sole, in quanto è il deserto stesso e inoltre, c'è da notare una cosa: i cannibali non risiedono vicinissimi al luogo dove si trova la famiglia Carter e di conseguenza, per attaccarli, devono fare prima un po' di strada. Il primo attacco di Plutone e compagni sappiamo tutti come va a finire però da quel momento in poi, i componenti rimasti della famiglia, avranno tempo e modo per capire come difendersi e come neutralizzare gli assalitori. Come è possibile ciò? Semplice, perchè gli assassini, ritornando sopra alle colline, lasciano il tempo di pensare a qualche strategia di difesa alle loro prede designate. Infatti, è come se dopo il primo attacco degli antropofagi, cominciasse quasi una partita a scacchi tra le due fazioni. Tutto questo porta lo spettatore a non essere continuamente in balia dell'ansia come in un horror, ma di ragionare come in un thriller.
Il ritmo non è esattamente fluido, soprattutto poco prima della parte centrale dove si susseguono diversi situazioni che non aggiungono nulla. Tuttavia nell'arco dell'ultima mezz'ora ci si diverte abbastanza e a conti fatti si può dire che il film generalmente non annoia anche ci sono diversi passaggi pesanti. D'altro canto, ho preferito questo tipo di narrazione lenta che una più dinamica. Pensavo che la pellicola, essendo a costo molto basso, sarebbe stata raccontata in modo superficiale e grezzo, invece, Craven si cimenta in diversi frangenti dove prevale l'attesa, cosa abbastanza insolita per un film del genere. Di questi periodi che la pellicola vive, alcuni sono riusciti in quanto, stimolano la suspense e l'imprevedibilità, e altri meno.
La scena dell'irruzione nella roulotte da parte di Plutone e Marte, e fatta davvero bene, trasmette tensione ed anche se non è particolarmente violenta o disturbante, è macabra e sadica.
Il finale è girato in maniera efficace, forse tra i migliori momenti del film. E' molto articolato, presenta più contesti e più capovolgimenti di fronte riuscendo a non essere mai tortuoso o inutilmente intricato.
La fotografia funziona, specie nelle scene girate di notte, dove viene evocata un'atmosfera molto lugubre.
Incisiva la colonna sonora, questa si, decisamente orrorifica. Usata sempre nei momenti giusti dal regista, produce una discreta dose di suspense.
Il cast vede spiccare Michael Berryman in uno dei suoi ruoli più famosi. L'attore riesce a fare della sua malattia, uno strumento che gioca a suo favore e infatti, è principalmente grazie ad essa, che ricordiamo Berryman come Plutone. La recitazione è molto valida, l'interprete Los Angelino riesce ad essere più verosimile che mai e ogni tanto c'è anche qualche momento dove si mostra persino buffo. Fantastiche alcune espressioni, qui la malattia gioca un ruolo determinante (si veda la particolare formazione del viso di Berryman) e l'esplicazione dei dialoghi non è niente male. Del cast, l'altro che mi è piaciuto è stato James Withworth, vale a dire "Papà Giove". E' il perfetto uomo delle caverne, senza ombra di dubbio. E' rude, violento e fisicamente enorme, fornisce una caratterizzazione bestiale al suo personaggio.
La sceneggiatura, ben che sia originale, è comunque parecchio approssimativa e superficiale. La storia poteva essere esplorata un po' più in profondità, si poteva renderla un po' più corposa. Invece, la vicenda, nonostante sullo schermo sia inscenata bene, è scritta in maniera un po' banale con diversi passaggi noiosi, gli stessi che registicamente (in parte) funzionano. I dialoghi poi, in svariate occasioni, sono di un'idiozia sconcertante, mai sentito niente del genere. Altro punto che viene trattato male è la spiegazione dell'origine della famiglia dei cannibali, argomento che andava, non voglio dire sviscerato, ma sicuramente espresso in ben altra maniera, visto che la famiglia degli antropofagi è il piatto forte dell'intera pellicola. Stesura dei personaggi così e così. Buona la struttura di alcune scene e la morte inaspettata di qualche protagonista come la madre e il padre della famiglia Carter.

Conclusione: un cult giusto da considerarsi tale, un thriller che, seppur prodotto con mezzi di seconda scelta, lascia qualcosa allo spettatore. Un grande grazie va sicuramente a Berryman per la sua grande professionalità nel ruolo di Plutone. Non un filmone ma un prodotto apprezzabile e da visionare almeno una volta, specie per chi ama il cinema anni 70/80. Sarebbe da 6 e mezzo però per la fama che si porta, do un 7- .