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HOLY MOTORS regia di Leos Carax

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deadkennedys     10 / 10  18/12/2012 13:07:57Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Più che un film un sogno ad occhi aperti. Al di là delle riflessioni più o meno soggettive che seguono la visione di un film, mi rendo conto in maniera sincera e viscerale di quanto una pellicola mi abbia colpito dal tempo che, dopo la scritta "fine", passo a rimuginare e metabolizzare guardando i titoli di coda che scorrono. Questo è uno di quei rari casi in cui arrivo alla fine dei titoli di coda senza aver distolto lo sguardo dallo schermo.
Qualcuno ha accusato il film di non avere una trama, ma mai osservazione fu più superficiale perchè, attenzione, quì non siamo (tanto per fare un nome a cui Carax è stato accostato) in uno degli ultimi film di David Lynch (alla "Inland Empire" per intenderci), in cui la sua vecchia, visionaria leggiadria ha ormai ceduto il passo ad una parodia di se stessa, come un decadente e vacuo esercizio di stile protratto ed imposto dove l'onestà anticomunicativa viene innalzata a sinonimo di pseudo-qualità e vanto e la scritta "fine" sembra una liberazione.
Quì la trama c'è ma esce fuori dai soliti binari, quei binari che il cinema degli ultimi anni ama percorrere, a cui siamo fin troppo abituati, sui quali il regista sembra trattare lo spettatore come un bimbo da intrattenere ponendo domande, dando man mano elementi per la comprensione e poi alla fine ahhh! le appaganti e liberatorie risposte che dissolvono i perchè e saziano la curiosità.
La trama si biforca, devia in altre inaspettate trame una più appassionante dell'altra ma il protagonista è sempre lui. Prima banchiere, poi mendicante, poi attore in motion capture (forse il momento più visionario) e altri ancora...
Film come questo inevitabilmente deludono persone afflitte da pigrizia mentale e mancanza di flessibilità.
Quì le domande abbondano ma le risposte sono lasciate alle capacità interpretative dello spettatore : il regista non dirà nulla di più di quanto necessario e lo spettatore saggio e giusto per questo film dovrebbe evitare di scervellarsi per trovare chiavi di lettura ad ogni costo,piuttosto bisognerebbe lascersi cullare dalla straordinaria potenza evocativa delle immagini.
Perchè si potrebbero dare varie chiavi di lettura ma probabilmente avrebbero poca rilevanza : che i personaggi interpretati dal protagonista sono sognati dal pubblico in sala addormentato durante i titoli di testa, ad esempio, o la caducità della vita, effimera come un sogno sognato da altri; non importa.
Denis Lavant, di un nichilismo abissale, entra di pieno diritto nell'Olimpo del cinema. Eva Mendes e Kylie Minogue, dirette splendidamente, sono una piacevole sorpresa.
Il Pathos raggiunge vette talmente rarefatte che la visione forse stordisce ma non stanca mai, anzi alla fine del film la mia mente era estremamente rilassata. Una Parigi da cartolina accompagna il tutto.
Per farvela breve, suppongo che la bellezza di questa pellicola sia il non poter nemmeno minimamente immaginare, in ogni momento del film, cosa accadrà nei 5 minuti successivi.