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LA VERA STORIA DI JACK LO SQUARTATORE (1988) regia di David Wickes

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elio91     7 / 10  14/09/2014 18:36:48Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Continuo a ritenere From Hell, il fumetto, la parola definitiva su tutto ciò che a livello culturale può scaturire dalle insane gesta di Jack lo squartatore. Tutto perché Alan Moore sposa solo la fiction del libro di Knight sul complottone della casa reale, spiegando punto per punto nelle note il perché non lo ritenga comunque soddisfacente e a volte facendosene apertamente beffe. Moore, magus e eccentrico, sa molto più di altri sedicenti investigatori della fuffa new age o scrittori illuminati che su Jack lo squartatore la verità è una donna nuda che improvvisamente scompare.
Quindi, come valutare questo ennesimo prodotto tv sull'affascinante periodo di Whitechapel?
Bene, senza infamia e senza particolari lodi.
Che sia un prodotto televisivo si vede. D'altro canto per tamponare la morbidezza dei contenuti (non troverete ettolitri di sangue, né momenti creepy da farvi gelare il sangue a parte una lodevole eccezione), per mantenere alto il profilo è stato chiamato Michael Caine nei panni dell'ispettore Abberline, pagato fior di sterline. E Caine il suo lavoro sporco lo fa, insieme al resto del cast di esperti.
La ricostruzione scenografica e dei costumi è encomiabile.
Quella storica deve fare i conti con alcune controversie.
Prima di tutto, ricordo che all'epoca questo film-tv fu pubblicizzato come la risoluzione del caso, la "vera" vera storia di Jack lo squartatore. Nulla di più falso. Nel caso di Knight restiamo nel campo ipotetico, e anche se il tono documentaristico e misurato non disturba è bene ribadire per l'ennesima volta che Jack lo squartatore resta nell'ombra. Ci prova la scienza oggi aggrappandosi a esili fili di lana caprina (di questi giorni il titolone della scoperta dell'identità del buon Jack, sarà la ventesima volta in una decina d'anni), guardacaso proprio mentre stanno per uscire libri che spiegheranno il perché e il percome. Ci hanno provato pennivendoli come la Cromwell, così ostinata nel suo insensato delirio da risolvere l'equazione dell'arte-uguale-omicidio con una banalità sconcertante (per lei il colpevole è il pittore Sickert). Hitchcock considerava l'omicidio arte, ma solo intellettualmente e nel suo cinema. La Cromwell o come diavolo si scrive confonde l'arte con l'omicidio, nella vita quotidiana. Guadagnando milioni di dollari, insultando la memoria di un uomo con la facilità con cui ci si cambiano le mutande.

Mettiamo da parte tutto questo, diciamo che il film con Caine fa il suo sporco lavoro di intrattenere. Considerato il clima politico dell'epoca non stupiscono alcune scelte: mi pare che i conservatori fossero avviati al terzo mandato, la Tatcher era in un periodo ancora favorevole. Ecco quindi che, ad esempio, George Lusk diventa un marxista che combina solo guai, per il gusto di combinare guai. Eppure qualche fascinazione deve averla lasciata, questo prodotto televisivo, se in un'altra serie tv recente (il carinissimo "Ripper street") Lusk è rappresentato alla stessa maniera, e molte altre cose sembrano essere state riprese dalla miniserie con Caine.

In soldoni: questo è un prodotto della sua epoca e lo dimostra in pieno, nella mano ferma di Abberline, nel ritratto dei proletari casinisti, nell'arrendevolezza finale di Abberline che maschera l'impotenza da idealismo puro e disinteressato.
Ci sono momenti di alta scuola, uno in particolare: la trasformazione a teatro dell'attore Mansfeld in mister Hyde, una fiction nella fiction che colpisce.
Anche la parte finale è quella più movimentata e ha il suo fascino.
Inutile dire che il resto non regala brividi di terrore né sangue come magari si vorrebbe. L'atmosfera c'è, il resto è un pò troppo didattico e appiattito per affascinare a dovere.