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LESSON OF THE EVIL regia di Takashi Miike

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Invia una mail all'autore del commento Andrea Lade     7½ / 10  25/11/2012 03:21:47Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Siamo molto distanti dai canoni occidentali che producono film basati sull'impatto visivo e in particolare su perizia fotografica o sequenze molto visionarie. Il regista ci presenta un film ragionato , dove la nostra testa deve pensare ,in alcuni momenti anche con grande sforzo per comprendere un leitmotiv in odore di ricerca psicologica, che potrebbe annoiare lo spettatore avido di emozioni immediate. Ma è solo questione di minuti (al massimo di una quarantina).
A parte un incipit molto, troppo simile al primo episodio della saga di Halloween di John Carpenter, la prima parte del film è costruita per presentarci un giovane insegnante di inglese, istruito, istrionico, energico e stranamente molto bello per essere un nipponico; Seiji, così è il suo nome seduce e conquista una scolaresca che inizia a fidarsi di lui e a considerarlo un punto di riferimento: l'insegnante coprirà le malefatte degli studenti e si schiererà dalla loro parte anche di fronti agli adulti accusatori, è inoltre anche un ottimo docente, trascinatore , con un buon metodo ; insomma un'immagine quasi perfetta per una scolaresca descritta invece in modo corale, e appositamente asettica e priva di soggetti intellettivamente interessanti. Qualcosa però non quadra, perché questo bell'insegnante non ci piace, non ci convince e non solo a noi spettatori, oramai diventati troppo abili per non intuire l'imminente strage. Il narcisismo e l'eccessiva solidarietà di quest'uomo insospettiscono un suo collega che inizia a fare delle ricerche sul suo passato e scopre che la natura del protagonista è tutt'altro differente dall'immagine oramai dipinta e quasi inossidabile.
Il percorso narrativo del film , ottimamente costruito, fa emergere quasi repentinamente la follia distruttrice del professore che inabissandosi in una spirale omicida ,sterminerà la totalità (o quasi) degli allievi che scopriranno troppo tardi la natura del loro carnefice.
Una sottile critica verso una generazione passiva, perduta, inerte si intravede nelle reazioni degli studenti che son già devastati dalla loro totale inespressività : dialoghi vuoti, silenzi assurdi , espressioni monotòne e a volte anche monotone caratterizzano gli sguardi di alcuni allievi e allieve troppo facilmente soggiogabili. Il violento stragista non cede nemmeno per un secondo , e se lo fa è solo con una psicotica ironia che sempre emerge nei film del regista nipponico che ci regala momenti di riso amarissimo. Ma alla fine sarà il bagno di sangue collettivo e la potente espressività di alcuni studenti a rimanere impressi al pubblico.
A me è piaciuto assai : nonostante un inizio un po' troppo lento, il film è spietatamente diretto verso la conclusione del processo di follia del protagonista con una sceneggiatura di una logica implacabile e una colonna sonora inquietante. Pur non essendo un grande amante dei finali aperti, men che mai dei "to be continued", a distanza di giorni mi è rimasto molto di questo "Canone".
Volevo segnalare infine a mò di congedo un piano sequenza formidabile, tragicamente modulato, in cui la freccia di una vittima lotta contro i proiettili dell'aggressore disegnando un'interminabile ed ansiogena traiettoria.