E' il linguaggio di Kim Ki-duk; non è un linguaggio assurdo, ma, più semplicemente, insolito e il regista coreano lo conosce e lo usa alla perfezione. I suoi personaggi parlano con il silenzio, dimostrano con il dolore e amano con la violenza.
Insieme a "Bad Guy", "L'isola" esprime ciò alla perfezione; la bellezza della pellicola, infatti, sta proprio nell'esprimere, in termini di sentimenti, dolcezza e profondità, attraverso gesti estremi che, anche solo a vedersi, fanno male e raschiano il limite della sopportazione.