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LA FEE regia di Dominique Abel, Fiona Gordon, Bruno Romy

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     4½ / 10  23/04/2014 14:45:09Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Comicità slapstick per questo trio di attori/registi con il pallino del cinema muto e una fin troppo pervicace devozione ai teneri losers di Aki Kaurismaki. "La Fée" è una parabola romantica sottoforma di racconto oscillante tra il surreale ed il fiabesco, nelle intenzioni un' amalgama di risate e buoni sentimenti focalizzata su un gruppo di misera estrazione sociale pronto a supportarsi vicendevolmente.
In realtà si ride molto poco - a meno di non andare in visibilio per certo umorismo tipicamente europeo piuttosto snob e, se vogliamo, anche puerile - con dialoghi ridotti al minimo e gag di natura gestuale che troverebbero più consona collocazione circense a sollazzare una platea di marmocchi. Per tutti gli altri dopo mezz'ora sorge insofferenza, dettata soprattutto dalla sciocca ripetitività fornita dall'ennesimo siparietto demenziale.
Dominiq Abel e Fiona Gordon sono rispettivamente il solitario portiere notturno di un albergo e una (presunta) fata, la quale concede all'uomo la capacità di esprimere tre desideri. Tra i due divamperà la passione con il risultato di un paffuto pargolo. Peripezie di vario genere legate da un esilissimo filo narrativo fanno da sfondo a questo amore sui generis, attorniato da personaggi a dir poco strampalati, tra cui un barista decisamente orbo che è il terzo autore, ovvero Bruno Romy.
Il surreale ed il grottesco vengono trattati in modo fin troppo esasperato; si potrebbero azzardare paragoni con alcune pellicole molte apprezzate negli ultimi anni, mi riferisco a film come "Mammuth" o "Louise Michel" ripuliti di ogni cinismo e cattiveria, o la realtà folle e anarchica di autori come Olias Barco e il suo "Kill me please" . Alla fine però tutto sembra ricondurre ad un Kaurismaki loffio e privo di quello sguardo acuto capace di perforare le apparenze. Pellicola senza mordente e soprattutto con un'identità discutibile oltre che barbosa.