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IT GETS BETTER regia di Tanwarin Sukkhapisit

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Invia una mail all'autore del commento Elly=)     8½ / 10  06/11/2012 23:11:48Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
In modo impressionante dalla Thailandia ultimamente escono sempre dei piccoli capolavori o film che sanno veramente sorprenderci ma che sfortunatamente non riescono a trovare il proprio sbocco con il pubblico mondiale. E' il caso di IT GETS BETTER, che prende nome dal progetto omonimo nato sul web che difende gli omosessuali da atti di bullismo e violenza e che esprime in modo delicato, senza denunce autoriali, l'incapacità di poter essere sessualmente quel che si è e le barriere che spesso si incontrano con chi non accetta determinate scelte (e confesso che mi ha ricordato un pò i toni almodovariani). Il tema della transessualità è un tema caro alla regista che l'ha affrontato anche nei suoi precedenti lavori che ritengo superiori a quest'ultima pellicola come ad esempio in INSECTS IN THE BACKYARD, molto più ambiguo e interessante, a cui hanno stroncato subito le gambe e non ci vuole molto per intuire il perché..!Malgrado ciò, IT GETS BETTER, riesce a far percepire chiaramente il messaggio e ad avvicinare e coinvolgere pienamente lo spettatore ai personaggi, alle loro storie e ai loro sentimenti. Sentimenti che, come si diceva prima, sono costretti a vivere rinchiusi dentro il nostro cuore, e per paura che qualcuno possa toglierci la nostra dignità, li sopprimiamo dentro di noi involontariamente togliendoci da soli la libertà di vivere, di poter essere quello che siamo e di poter provare quello che sentiamo.

Le tre storie, raccontate con un montaggio incrociato, narrano di una milf che cerca appagamento (carnale e spirituale) in un ventenne e che ben presto si accorgerà che la giovinezza è una cosa che non torna più, di un giovane adolescente che scoperto dal padre mentre indossava i vestiti della madre, vien mandato in un monastero e si ritroverà a dormire con un monaco dai pettorali a dir poco appetitosi e di un uomo che comunica in modo spontaneo, senza tanti giudizi morali, con un gruppo di lady boy semplicemente eccezionali.

Il cinema transessuale in Thailandia è accostato con il cinema comico e qui si capisce la scelta dei toni altalenanti che ha IT GETS BETTER: non è solo drammatico l'insieme ma sa essere anche divertente in certe situazioni, come se si attuasse un mascheramento alla vera tragicità che c'è nella vita di queste persone, un mascheramento identificabile con le bugie che i protagonisti si raccontano a se stessi e agli altri, un insieme di maschere usate come corazza per paura di finire impalati per il proprio essere. Una scena che ricorderò sempre e credo che sia una delle colonne portanti del film è certamente quella in cui il travestito s'inginocchia per fare la pipì. Qui è racchiusa una metafora molto importante: la scoperta dell'altro. La tranquillità delle nostre vite (l'ambiente tranquillo) interrotta da una obbrobriosa scoperta (l'urinare): come se denudare la natura umana di un essere vivente potesse influire sul nostro comportamento nei suoi confronti. C'è chi ha coraggio di essere e chi osa dimostrarlo e chi si nasconde, c'è chi accetta e che disprezza, ma quello che Tanwarin Sukkhapisit ci mostra è la realtà di oggi e ci da gli spunti per costruire un futuro migliore, dove la gente abbia un pieno controllo della propria sessualità e di quella altrui, nel rispetto della biodiversità che ci caratterizza in modo univoco. Un passo che l'umanità deve compiere e che probabilmente sta già facendo.