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MILLION DOLLAR BABY regia di Clint Eastwood

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elio91     9 / 10  16/06/2011 13:14:21Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Visto una sola volta anni fa poco tempo dopo la sua uscita,è stata una di quelle rarissime volte in cui proprio non mi è venuta voglia di rivedere un film nonostante mi sia piaciuto tantissimo. Vari motivi: mi ha letteralmente rivoltato dentro e commosso in una maniera che mai mi sarei aspettato,lasciandomi una sensazione di sconforto e struggimento raramente provata.
Finalmente l'ho rivisto e devo dire che la partecipazione emotiva,per quanto diminuita (spiegherò i motivi del perché dopo),non è scomparsa e continua a farmelo apprezzare tantissimo come uno dei capolavori di Eastwood e in generale uno dei film hollywoodiani migliori e più sinceri (ed impegnati) degli ultimi tempi.
Ora tantissimi che avranno letto i commento sapranno sicuramente di cosa parla realmente Million Dollar Baby al di là della storia sportiva anch'essa eccellente,e non rivangherò ulteriormente la questione. Però la prima volta che mi sono approcciato alla pellicola mi aspettavo solo una bella storia di boxe,non che sia un appassionato ma solitamente i film su questo sport regalano belle emozioni; una Rocky al femminile magari. Niente di più sbagliato.
Eastwood è stato davvero intelligente nel dividere e separare nettamente due parti in questo suo (capo)lavoro,pur essendo entrambe imprescindibili l'una dall'altra: inizialmente canonica storia di boxe e di crescita diretta magistralmente e in maniera intrigante,ma poi netta divisione ad una parte finale che tratta temi impensabili ed inaspettati,molto amara e incredibilmente commovente in cui un'anima disperata grida per un aiuto. Ecco perché per molti Million Dollar Baby resterà indimenticabile,in quanto Eastwood è riuscito a costruire una storia che sembra portarti in un posto e in realtà ti porta da tutt'altra parte sconvolgendoti più che se fosse stato un film dichiaratamente sui problemi legati alla parte finale. Ora che l'ho rivisto non ho più quel senso di sorpresa perché sapevo dove saremmo andati a parare ma questo non mi ha impedito lo stesso di continuare a provare una forte sensazione di dolore nel vedere scene di incredibile disperazione e crudezza. E il finale è davvero perfetto così com'è,amaro e senza alcuna ricerca di patetismo pur con le musiche dolci che soprendono in un'opera che dovrebbe raccontare un mondo duro e violento ma con attimi di dolcezza clamorosa.
Attenzione però a snobbare la prima parte rispetto alla seconda in quanto nel globale Eastwood ha dato prova di aver diretto con grande maestria,riusciendo ad appassionare in tutte le due ore di durata anche se ovviamente con dei picchi emotivi nell'ultima ora di film.

Merito ad Eastwood per essere riuscito nella vera impresa di raccontare una storia senza forzature verso una lacrima facile o pietismo,per lui ormai ottantenne e appartenente ad un altra generazione di cineasti che in altri tempi lo avrebbero certo fatto. Merito a lui come regista col suo stile "vecchio" e conciso ma non per questo meno affascinante e anche al cast che si è scelto in cui svetta il triangolo di protagonisti veramente indimenticabile; Freeman ha un ruolo costruito su misura,saggio e gentile come in tantissimi altri lavori ma lo stesso ottimo; la Swank è magnifica nell'esprimere la voglia di mettersi in gioco e successivamente quella di volersi abbandonare; ma più di tutti mi preme fare una considerazione sull'Eastwood attore che in questo caso sfodera una prova addirittura migliore della sua allieva nel film: sono lontani i tempi dell'espressione col cappello e senza cappello leoniana,qui il ruolo è classico per lui (anziano scorbutico e duro ma in realtà dal cuore d'oro) eppure il rapporto conflittuale con tutto ciò che lo circonda viene espresso magnificamente e nel finale anche lui si lascia andare ad un interpretazione da ricordare e che non si scorda facilmente.