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VITA DI PI regia di Ang Lee

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     7½ / 10  04/07/2013 15:09:14Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
L'utilizzo della computer grafica una volta tanto non è fine a se stesso, soprattutto è ben complementato e indispensabile per celebrare le stupefacenti vicissitudini di Pi, naufrago costretto su una scialuppa in sgradevole compagnia di una feroce tigre del Bengala.
Film dalle molteplici sfaccettature quello di Ang Lee, visivamente folgorante coi suoi scenari di impressionante bellezza ma anche onirico ed allegorico nel trattare argomentazioni di natura teologica e filosofica senza comunque mai giungere pesante.
La sfida del regista taiwanese può considerarsi vinta nel far collimare logica e fede assoluta in un solo cuore diviso (almeno inizialmente) tra conoscenza e speranza, quella cui ogni uomo dovrebbe far ricorso nel momento più buio.
"Vita di Pi" è anche sublimazione riuscita del racconto e alla malleabilità cui esso si offre, le due versioni dei fatti indirizzano lo spettatore verso ciò che per natura gli è concesso; ovvero la facoltà di scegliere se credere o meno, la possibilità quindi di seguire un proprio pensiero che può essere alimentato dal razionale oppure da ciò che lo trascende.
La ricerca del conforto in un'entità superiore e il viaggio mozzafiato si mescolano con naturalezza senza che l'angusto teatro della sopravvivenza tolga respiro alle vicende. Il contrasto tra la maestosità oceanica e la fragilità dell'imbarcazione con i suoi minuscoli occupanti è riportata splendidamente, metafora di un universo d'acqua nel quale paure e insicurezze prendono concretezza quasi insopportabile.
Perfetta la scelta del giovane attore che interpreta Pi ed importante non scadere ancor di più nel favolistico andando ad umanizzare eccessivamente la tigre.
Speranza, fede e anche esortazione a non accontentarsi, quest'ultima concentrata durante il miracoloso attracco isolano, stimolano una serie di riflessioni che permettono alla pellicola di varcare i limiti del mero racconto d'avventura tramutato in un compendio di sofferenza e difficoltà, fino al raggiungimento della consapevolezza che abbraccia un insieme troppo spesso separato a forza.