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DI NUOVO IN GIOCO regia di Robert Lorenz

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     5½ / 10  05/12/2012 21:14:35Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Le rughe del vecchio Clint così lacerato nella sua amarezza ci sono tanto familiari, è come se appartenessero a un nostro anziano parente, tanto è di casa... intercambiabili come il suo cuore ruvido e antimoderno, quello che non usa mai il computer ma stravede (o finge di farlo) per un rapper integralista come Ice Cube (!!!), che ci trovi qualcosa del suo vecchio spirito nichilista? Tuttavia, per essere Di nuovo in gioco è necessario trovare una sceneggiatura efficace, non quella che tenta faticosamente di riportarci ai fasti di Million dollar baby. E a parte lo stesso Clint e un personaggio già visto e sentito ma potenzialmente interessante, e una discreta fotografia il film non va da nessuna parte. L'impressione che il vecchio Clint sia sempre più bravo quando dirige se stesso o lavora "in famiglia" scegliendo il cast che desidera diventa sempre più una certezza. "Di nuovo in gioco" non è neanche un grande film sul baseball, privo com'è della forza visionaria di un cult come L'uomo dei sogni per esempio. Non è neanche un grande film d'attori: Timberlake è carino e bravino come al solito, ma ha poco da aggiungere al suo scialbo personaggio. Amy Adams sulla carta dovrebbe essere una working girl non priva di sensualità, ma a tutto c'è un limite, visto che è la negazione totale della sensualità in ogni suo aspetto (v. la sequenza della partita a biliardo nei bar, accentua semmai una certa efebicità del personaggio). La critica ha elogiato la sua performance, e mi domando perchè. Manca l'abitudine (in un film dove regna l'abitudine) e manca soprattutto Morgan Freeman. Eastwood fa quello che sa fare meglio, il vecchio burbero incapace di affrontare direttamente i suoi errori affettivi (in questo caso paterni) ed è come se ogni volta facesse testamento, ironizzando sulla sua vecchiaia o fine prematura (v. Gran Torino) e in questo senso sì, il film merita davvero di essere visto. Ma è un pò poco. I dialoghi sono il trionfo del luogo comune, ed è soprattutto imperdonabile la leggerezza di un cineasta al suo incerto esordio (forse si farà in seguito) davanti a certi eventi che il cinema di E. aveva sempre messo in drammatica evidenza (v. Changeling, Mystic river) - spoiler -
Un film che parla di un'America che vive i suoi antichi miti tra codici e cronologia, vecchi motel ed effimeri sogni di gloria, dove il tempo è impetuoso e noi con lui. Ma forse mai come in questo film la Grande America è parsa così piccola

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