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IL SOSPETTO (2012) regia di Thomas Vinterberg

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Marco Iafrate     9 / 10  27/12/2012 18:41:59Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"In una buia notte d'inverno del 1999, ho sentito bussare alla mia porta. Sotto la neve, davanti a me, c'era un noto psicologo infantile con alcuni documenti sui bambini e le loro fantasie. Voleva parlarmi di "memorie represse" e, cosa ancora più inquietante, della sua teoria che "il pensiero è un virus". Non l'ho fatto entrare. Non ho letto i documenti. Me ne sono andato a letto, invece. Dieci anni dopo avevo bisogno di uno psicologo e l'ho chiamato. Per una forma di cortesia tardiva ho letto quei documenti e sono rimasto sconvolto. Ho sentito che, in quei documenti, c'era una storia che andava raccontata. La storia di una moderna caccia alle streghe. Il film è il risultato di quella lettura".
Thomas Vinterberg

Spoiler presenti.

Il fatto che noi spettatori veniamo portati a conoscenza della verità distorce enormemente il metro di giudizio, lo plasma, come è logico che sia, a favore del povero Lucas. Quello che per la comunità della cittadina dove avviene il presunto abuso è un terribile sospetto, per noi è la certezza di uno sbaglio.
Questa premessa è fondamentale, perché quando nella realtà si innescano simili meccanismi, dove i protagonisti dell' accusa di un deplorevole episodio come quello di un abuso sessuale sono un adulto ed una bambina, in mancanza di testimoni, la verità assoluta la conoscono soltanto loro.
Proviamo a pensare alla stessa, identica, struttura narrativa del film con la variante del dubbio concesso anche a noi spettatori, pensiamo cioè se il regista avesse optato di tenerci all'oscuro su quello che realmente (non) è successo tra Lucas e la piccola Klara ed avrebbe invece giocato sul piano ambiguo delle rivelazioni di una bimba senza i fondamenti della certezza, i mostri (forse) non ci sarebbero sembrati più tali.
La scelta di Vinterberg di rivelare lo stato delle cose senza abbandonarci all'ombra del dubbio, ( Lucas ci viene mostrato per l'uomo che è, corretto nell' affrontare i problemi di un difficile divorzio con la ex moglie, disponibile e gentile con i suoi amici, buono e dal comportamento irreprensibile con i bambini della scuola e soprattutto impeccabile nel gestire l'episodio del regalino rivelatore della bimba nei suoi confronti ) introduce un elemento cardine in tutti i casi di dito puntato verso un uomo da parte di altri uomini, quello del pregiudizio.
Conoscendo la verità, a noi risulta subito facile empatizzare con Lucas e condannare l'intera comunità che gli si scaglia contro, trovando assurdi e completamente fuori controllo gli atteggiamenti a lui rivolti, tuttavia non riesco a togliermi dalla mente il pianto di un padre impotente di fronte all'impossibilità di conoscere la verità, il tarlo ormai si è insediato, non ci sono confessioni, assoluzioni, sguardi, che possano donare la serenità precedente al presunto fatto. I "non lo so, non sono sicura, non ricordo" iniziali della bimba o il "ho detto delle cose stupide, Lucas non ha fatto niente!" confessato dopo, possono in qualche modo infondere quella serenità che, in questi casi, solo una certezza può dare?
Lucas a noi ci appare sincero perché sappiamo che lo è, non è così per i genitori dei bimbi e dell'intera comunità che di fronte all'impossibilità di avere la verità in tasca si aggrappano al luogo comune, in loro si installa l'esigenza di ristabilire ordine e tranquillità ad ogni costo, il sospetto è un fardello troppo pesante da portare, gestirlo richiede comprensione, saggezza, ricerca profonda dei misteri dell'animo umano, controllo dei sentimenti, meglio tramutarlo immediatamente in certezza assoluta, Lucas diventa capro espiatorio, non esiste legge che lo possa scagionare, è il tribunale degli uomini a condannarlo, è la legge della natura che rigetta l'aberrazione del sesso tra adulti e bambini ad accecare completamente gli occhi di tutta la comunità, la preside, lo psicologo, le maestre, gli amici, la fidanzata, tutti non nutrono dubbi: Lucas è colpevole.
Il film quindi si basa sul pregiudizio, su ciò che, in mancanza di verità e condizionati dai luoghi comuni, ci si aggrappa per far sì che un qualcosa è e che non è possibile che non sia, soprattutto quando si trattano certi argomenti, si entra nel sentiero della persuasione e dell 'autoconvincimento, si arriva all'indiscutibilità del giudizio analitico. Ho trovato questo film straordinario proprio perché concede il diverso punto di vista, quando non si può conoscere la verità attraverso gli occhi, bisogna cercarla con la ragione, gli uomini della comunità dove è nato e cresciuto Lucas non sono stati testimoni oculari, hanno diritto al sospetto ma non alla condanna, la verità è divisa in parti uguali, i fatti di cui noi spettatori siamo a conoscenza ci confermano infatti che non è vero che "i bambini non mentono mai", sono un universo inesplorabile, ottenebrato e pieno di contraddizioni, attraverso il quale la realtà può apparire distorta e confusa, condizione che purtroppo però conoscono bene anche coloro che veramente si approfittano di loro e di questo ne traggono beneficio.
La logica vorrebbe che ad un episodio di cui non si conosce la verità, debba seguire prima il sospetto e poi, eventualmente, una qualche certezza, qui avviene il contrario, immediatamente tutti hanno la certezza che Lucas sia responsabile, non c'è un percorso di indagine, se non breve e di comodo (l'interrogatorio dello psicologo e le conclusioni della preside), la violenza con la quale è investito l'intero paese con la notizia del presunto abuso genera violenza, non c'è riflessione, il mirino è puntato su quell'unico, presunto, indiziato, all'istante. Soltanto dopo, la certezza incomincia a lasciare il posto al sospetto, quel sospetto che l'ultima magnifica scena, poi, marchia a vita l'incolpevole Lucas .
pier91  28/12/2012 00:03:49Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi


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Marco Iafrate  28/12/2012 16:18:30Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi


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oh dae-soo  11/01/2013 08:27:22Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Bellissimo commento Marco.
E' vero, la scelta narrativa di Vinterberg di far conoscere noi la verità è decisiva, l'empatia con Lucas notevolmente più forte.
Un film invece dove questo non avviene e lo spettatore ha il dubbio se l'abuso sia successo o no?
Proprio.... Il Dubbio :)

E infatti con Hoffman il mio atteggiamento era di totale freddezza e perplessità.
Marco Iafrate  12/01/2013 15:24:48Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Grazie Giuseppe, anche tu hai scritto un bel commento, molto "sentito", si evince chiaramente che ti è piaciuto tanto..
Secondo me la bellezza del film risiede proprio nel mettere gli spettatori nella condizione di giudici parziali, questa cosa mi ha letteralmente destabilizzato, noi sappiamo per certo che Lucas non ha compiuto il fatto di cui è accusato e quindi vediamo i genitori e tutti gli altri della comunità come dei mostri insensibili, non riesco ad immaginare come avrei affrontato il film se il regista ci avesse nascosto la verità. Grandissimo film, lo sto consigliando a tutti. (in fretta perchè sta scomparendo dalle sale).