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RED LIGHTS regia di Rodrigo Cortés

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     5½ / 10  12/11/2012 16:08:42Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Uh frasi come "non puoi sfuggire da te stesso" o "chi siamo? cosa siamo? Di cosa abbiamo paura?" (che si sia fatto uno spino con Terence Malick, il regista?) credo di averle sentite un pò troppe volte, stanco di annotare i plagi di cui lo spettatore forse non sente più un gran bisogno. Ma l'idea di un film fondato su un tema tanto sfruttato post-mortem à la Hereafter o preveggenza à la Shyamalan prima maniera, può essere affascinante e difatti lo è. Al punto che ci si dimentica un'incipit falso, da blockbuster horror o un'epilogo delirante e scontato che scoraggia tutte le buone intenzioni della parte centrale. Un film che incoraggia discussioni e chiavi di lettura, ma il tutto è così artificioso da rendere noiosa ogni conversazione. La capacità di Cortes è di rendere impalpabile (non-vedente) ciò che accadrà e infatti è proprio la rentree annunciata di Silver - col suo carico di inquietudini e iettatura - ad avere un effetto strepitoso, l'unica risorsa veramente emotiva del film. Tanto da confondere le idee a Margaret - cfr. una sempre eccelsa Weaver (invecchiata maluccio, ma sia detto tra parentesi).
Il problema è un altro. E' davvero così intrigante il dualismo tra scienza e magia, per reggere un intero film? Non direi a meno che non si voglia continuamente usare il tasto rewind per vedere la scena, bellissima, dei due studiosi mentre fotografano i red lights del titolo, o non si pensi di iscriversi a un corso che affronti temi natali e circostanze spiegabili della componente del mistero e dell'irrazionalità.
Perchè alla fine la scelta dell'identità finisce per stancare, dimenticando che lo scenario barocco delle esibizioni di Silver vorrebbe stupirci più dei contenuti risaputi del film. Ti trasmette un senso di impotenza per le grandi potenzialità mal sfruttate di dare un senso ai nostri disperati punti interrogativi.
E De Niro, riabilitato nella sua forma Monstre, diventa la parodia di quel grande illusionista che poteva essere... senza essere visto. Una maschera beffarda sarebbe stata sufficiente, perchè non la sua ma la nostra Cecità è l'aspetto migliore del film. Peccato che lo coglieranno in pochissimi, dopotutto al regista interessano altri espedienti. Così ambizioso e vuoto