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AMISTAD regia di Steven Spielberg

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amterme63     7 / 10  01/07/2010 22:50:31Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Spielberg, oltre ad essere un grande regista, è anche un abile mestierante. Visto che Schindler's List aveva avuto grande successo, pensò bene di sfruttarne l'idea di fondo per un altro film. Nacque così Amistad.
Le somiglianze strutturali con SL sono molte. In entrambi i casi i casi il tema è incentrato su alcune delle pagine più nere della storia dell'umanità: in SL la shoah, in A la tratta dei neri d'Africa. Entrambi riguardano la privazione completa della libertà e della dignità per degli esseri umani. Sono pagine veramente vergognose della storia dell'umanità, eppure Spielberg ci ricava materiale per evidenziare l'effettiva esistenza del bene con tanto di risultati concreti positivi. Se c'è forzatura sta soprattutto nel fatto che in tutti i due film ci si concentra esclusivamente su pochi personaggi-modello, su una singola storia, lasciando il contesto generale molto sullo sfondo, appenna accennato ed evocato solo tramite quel po' che è di dominio comune.
Così lo spettatore è portato ad identificarsi completamente con i protagonisti; vive, sente, palpita con loro, ha la loro stessa rabbia, delusione e gioia per la rivincita. Tramite l'identificazione sentimentale diventa tutto più facile e più semplice. Non occorre infatti spiegare e capire situazioni generali di natura economica o sociale; tutto si riduce alla commozione e alla gioia per l'esito positivo di una vicenda, dimenticando così il resto del mondo.
In Schindler's List la storia era trattata in maniera molto umana e i personaggi agivano in modo spontaneo e sincero; in Amistad si nota invece un certo irrigidimento e una resa meno convincente e più schematica dei singoli caratteri. I protagonisti sono fin troppo positivi, fin troppo bravi. Si rivede un po' la retorica dei film americani anni '50, dove si poteva mostrare tutte le magagne e i panni sporchi della nazione, ma si doveva anche mostrare almeno un eroe positivo che sentiva e difendeva i valori portanti e alla fine li faceva trionfare. Tra l'altro Amistad sembra a volte ricalcare l'atmosfera di certi telefilm televisivi.
Nonostante la struttura facile e schematica con cui si svolgono le vicende, bisogna riconoscere che i principi trattati sono molto nobili e importanti. Ad esempio c'è l'importantissima difesa dell'indipendenza del potere giudiziario da quello politico (è detto chiaro e tondo: in una nazione democratica e civile chi sta al governo non può interferire in nessun caso nei processi e nel loro svolgimento, capito Berlusconi?). C'è poi la difesa intransigente della libertà personale senza distinzioni di razza, ecc … Spesso però ci si lascia andare a lunghi discorsi, come l'arringa dell'ex presidente o a forzature oleografiche, come ad esempio la fascinazione per Gesù e la Bibbia da parte dei "pagani" neri. I principi sono importantissimi, ma la drammatizzazione emotiva, il didascalismo, la retorica li rendono a volte poco attraenti. Peccato.
C'è però qualcosa che salva alla grande questo film: la tecnica di ripresa. I primi minuti sono puro e grande cinema. Un fortissimo pathos emotivo viene reso con primissimi piani, dettagli suggestivi, giochi di luci e lati di ripresa insoliti; qualcosa che lascia senza fiato per la perfezione artistica. Anche il resto del film si difende bene con scene molto curate ed esteticamente notevoli. Ma si sa, Spielberg il suo mestiere lo sa fare molto bene. Un cinema fatto così lo si guarda sempre volentieri, indipendentemente dalla "ruffianaggine" del contenuto.