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MEAT regia di Victor Nieuwenhuijs, Maartje Seyferth

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     6½ / 10  21/03/2014 11:27:01Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
C'è un ispettore di polizia alle prese con un caso di omicidio e con una compagna che vorrebbe mollare.
C'è un macellaio dai forti appetiti sessuali; lui la compagna se la fa sbattere da altri ma intanto si intrattiene con la giovane e bellissima aiutante.
Senza zazzera e occhiali l'ispettore è identico al macellaio e in lui, presumibilmente ad un certo punto si immedesima.
Presumere, verbo obbligatorio in "Meat", film visivamente affascinante che tradisce la primaria occupazione dei due registi: Victor Nieuwenhuijs ovvero fotografo e Maartje Seyferth scultrice/pittrice. Nel loro lavoro nulla è definibile con certezza, tutto è vero e fasullo allo stesso tempo, la narrazione è completamente destrutturata e amalgamata tra realtà e quelli che sono forse semplici sogni, o meglio, incubi.
La carne del titolo è quella dei corpi impegnati in ricorrenti atti sessuali (c'è pure una sequenza di pissing tanto per non farci mancare nulla) ed ovviamente quella delle bestie macellate, esposte sul bancone e una volta cucinate a puntino ingollate come deliziose leccornie.
Dato per banale il parallelo più evidente tra le due essenze carnali, viene più facile pensare ad un'umanità in fin dei conti già cadavere che si ciba reciprocamente di se stessa tramite le illusioni e i sogni che produce. Ostico entrare in contatto con i personaggi, spesso laconici e misteriosi, a dir poco appena accennati. Come del resto alcuni momenti lasciati in sospeso ed inseriti quasi a forza in un contesto che non disdegna temi durissimi come il suicidio o lo stupro. Ritrovarsi tra le varie ellissi narrative è un'impresa, si annaspa di brutto tra sollecitazioni di varia natura e genere. Resta un senso di disorientamento unito alla consapevolezza di aver assistito a qualcosa di affascinante e sordido, eppure fallace nella sua ostentazione "arty" a tutti i costi.