jack_torrence 6½ / 10 16/10/2012 12:08:29 » Rispondi Un altro racconto di Virzì sulla precarietà dei nostri giorni. Non solo precarietà professionale, ma precarietà che da lavorativa si fa esistenziale, perché contagia prima la fiducia in se stessi, e quindi quella nella propria vita sentimentale. Arrivando a minacciare di inibire il futuro, a ricacciare in gola un desiderio, un progetto anche tanto voluto. Molto bello e reale, in questo senso, il personaggio di Antonia (molto ben interpretato pure). Virzì affida il suo messaggio di speranza a un personaggio - quello di Guido - che a tratti appare eccessivamente indolente. Il limite dei personaggi di questo film (fatta eccezione per Antonia, ma compresi tutti quelli di contorno, che vorrebbero essere rappresentativi di tipi umani della società italiana contemporanea) sta nel loro essere macchiettistici, caricaturali, estremizzati: Virzì è sincero ma non è un autore dalle profonde sfumature, e il suo cinema fatica a tenersi distante dalla fiction televisiva.
Non ricordo lo stile degli altri film di Virzì visti in passato: ma di questo mi ha dato parecchio fastidio lo stile sciatto, quasi naif o forse gentilmente punk. Mdp mossa senza stile, con tagli delle inquadrature sbagliati e primi piani ingombranti.