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REALITY regia di Matteo Garrone

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     8 / 10  10/07/2013 12:58:05Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ecco la società dell'apparire a tutti i costi offerta da un Matteo Garrone felicemente ispirato; grande regia per lui, abile nel mettere a nudo la candida dabbenaggine di una famiglia napoletana.
Nessuna paternale o critica feroce, solo uno sguardo posato in modo indulgente su chi alla fine è vittima dell'impianto sociale in cui si trova a vivere.
Ignoranza e sete di denaro facile per soddisfare ogni sfizio consumistico fanno dell'estroverso pescivendolo Luciano un ossessionato cronico, una macchietta da fiaba tragica in cui il riscatto sociale rincorre le vie della fama accordate per un attimo, o poco più, dall'entrata nella casa del Grande Fratello.
Basta un provino di pochi secondi davanti la telecamera, quattro chiacchere con una "commissione" (che probabilmente si prende gioco del poveraccio) e l' illusione si gonfia, il voler diventare qualcun'altro, esporre se stessi nel magico mondo fatto di feste, lustrini e corpi scolpiti diventa imperativo. L'assuefazione è inoculata nell' organismo negativamente ricettivo dell'uomo ed il bravissimo Aniello Arena si cala magistralmente nei panni dell'intossicato da grande schermo, addirittura disposto a mortificare quella misera ma felice ed amorevole isola che lo attornia nel nome di un riscatto sociale tragicamente caduco.
Garrone mostra grande sensibilità nel modo di porsi, accompagna lo spettatore davanti uno specchio e lo induce a riflettersi nel suo alter ego estremizzato, nella metafora pacchiana di ciò che è diventato. La realtà narrata è distante anni luce da quella di "Gomorra" nonostante un habitat similare qui modulato in versione tragicomica, sempre e comunque fecondo per le menzognere avvenenze catodiche.
Magnifica la sequenza finale preannunciata da qualche momento di stanca, unica nota stonata di una pellicola zeppa di scene "madri" e di piani sequenza da applausi. Piace poi lo spirito leggero e compassionevole, soprattutto mai saccente, mentre la repulsione verso l'involuzione incessante di un paese monta a dismisura.