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REALITY regia di Matteo Garrone

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elio91     8½ / 10  01/04/2013 12:42:13Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Dopo quella che considero una parentesi felice per il pubblico, il riuscito Gomorra, torna il Garrone più vicino ai deliri personalistici e non "impegnati" socialmente de L'imbalsamatore o Primo amore, un autore ormai navigato e capace di non essere mai banale pur raccontando in fondo il quotidiano.
Reality però può anche essere visto come cinema di denuncia verso un certo sistema però si libera di qualsiasi etichetta moralizzatrice: Garrone ritrae una realtà napoletana già di per sé esagerata che rappresenta l'Italia intera, un orgia kitsch di narcisismo e tamarraggine contro cui non punta facilmente il dito condannandola, anzi. I personaggi sono si grotteschi ma veri, hanno le loro manie, la loro ignoranza, sono brutti e sporchi ma non cattivi. Sono vittime di loro stessi, come nel caso del protagonista, che scende i gradini di una follia egocentrica immaginandosi (e desiderando fortemente) un complotto dolce ai suoi danni, le telecamere che lo inquadrano, esaminatori esterni, paranoia incontrollata; eppure viene anche aiutato dopo essere stato un pò spinto in questa condizione, quindi non si può certo parlare di caratteri stupidi, ritratti con cinismo ma anzi Garrone partecipa al loro dramma, c'è molta partecipazione sua (e del pubblico) verso il pescivendolo Luciano fino allo struggente finale.
Diventa perfino difficile parlare in modo dettagliato di Reality, è una costola dell'italiano medio e dell'essere umano in generale: partendo da un microcosmo e senza pretese sociologiche, Garrone parla di tutti noi e degli umiliati ed offesi dalla ricerca di una fama, dettata dai miti di regresso a cui ormai siamo abituati con un clic del telecomando, o del mouse.


Quindi la regia di Garrone è impeccabile e stupisce ancora una volta la sua bravura nello scegliere i volti e le scelte anticonvenzionali che recitano: tantissimi caratteristi a volte presi in mezzo alla strada e più veri del vero, altri che invece lavorano al cinema e teatro da una vita ricevendo meno onori di quel meritano presso il grande pubblico (il grande Nando Paone); e poi la sorpresa di Aniello Arena, maschera tra le maschere, indimenticabile e credibile.


Forse è vero che questo film arriva un pò fuori tempo massimo, che fosse arrivato anche tre-quattro anni fa in molti ne avrebbero parlato come del lavoro migliore di Garrone (per me, con L'imbalsamatore, di fatto lo è); però è comunque confortante ritrovarsi rapiti dalla prima lunga scena che parte dal cielo per arrivare ad una carrozza, poi del quasi documentario di una famiglia qualunque e infine la malattia di Luciano, la sua "sindrome da Grande Fratello" (esiste davvero?). E mai, mai guardare in modo sprezzante questi sfortunati ma partecipare del loro dolore ritrovandosi spiazzati da un sentimento di commozione, non di condanna. Questa è certo la parte più disturbante di Reality, di una commedia drammatica e amara.
Come diceva De André? "Se non sono gigli son pur sempre figli, vittime di questo mondo". Ecco.
pier91  05/04/2013 17:25:10Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Bel commento elio, ce le vedo bene quelle parole di De André
elio91  05/04/2013 17:50:14Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Grazie!
Prima o poi in qualche commento dovevo metterle, diamine!