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LA REGOLA DEL SILENZIO - THE COMPANY YOU KEEP regia di Robert Redford

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     6½ / 10  07/01/2013 16:27:04Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Siamo tutti morti... qualcuno è ancora vivo" (cfr.)

Redford somiglia ormai in modo inquietante a Jimmy Carter, e in quanto a Julie Christie, non è facile scavare nel passato per ritrovare (ancora) quei suoi splendidi occhi, immortale (si fa per dire) Lara... un cinema di impegno civile che si rifà a canoni abusati (diciamo a Pollack, come struttura, e magari Schlensiger dei tempi d'oro). E Redford stesso si gonfia la pancia d'orgoglio quando fa dire al suo personaggio "è importante che se ne parli". Tutto ok, peccato solo che The company you keep che per molti versi è un robusto script, presenti paradossi e incongruenze di troppo. Certo è intrigante assistere alle peripezie di un avvocato di fama che diventa un fuggiasco inseguito dall'Fbi, ma a Redford non interessa particolarmente questo aspetto. Egli racconta, con un'idealismo affettato e un poco superficiale (cfr. la sovversione terroristica operata dagli antichi pacifisti oppositori al sistema) un'America che vigila fino agli estremi Orwelliani sui suoi cittadini. Ma allora perchè ci hanno messo trent'anni prima di scoprire la vera identità del protagonista? E per quale oscura ragione non è stato fatto ancora luce sul caso Jfk? Qualcosa non mi torna. In questo clima di rinnovato giustizialismo, fanno capolino due perfetti idioti, uno scribacchino ambizioso a caccia di scoop e uno scialbo agente fbi, sembrano messi lì apposta per farti condividere il pensiero che a volte a cambiare la natura delle cose siano dei veri perdenti (?!). Cosa ci resta? Un buon thriller politico con attori tutti sprecati (l'unica a salvarsi è Susan Sarandon) che sfrutta un'abulimia di parole sul concetto di passato, sugli errori di ieri e le colpe di domani. Dove è sempre più importante preservare il Mito della famiglia (vera o falsa che sia) in barba ai princìpi di redenzione o fuga su cui si è fondata. Si guarda volentieri senza aspettarsi di capire le ragioni o "colpire dentro" un contrasto antidemocratico che qui continua a schedarsi con la forza un pò vaga ma sincera di una nube fra le tante, nell'America di qualche decennio fa
Remington  07/01/2013 19:45:51Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ciao Kow, scusa se mi intrometto ma in apertura alla tua recensione citi il personaggio di Nick Nolte? Ho in mente quella frase ma me la ricordavo così: "Siamo tutti morti...qualcuno è tornato però"

Mi ha colpito profondamente, si potrebbe quasi dire che tutto il film risplende di luce riflessa solo grazie a quella bellissima battuta pronunciata dal fantastico Nolte
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  13/01/2013 18:53:51Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Beh sì suppongo che la frase giusta era quella che dici tu