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THE ICEMAN regia di Ariel Vromen

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     8 / 10  17/09/2012 22:15:49Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non è vero che il film di Vromen ha un'ambivalenza da cinema classico, e quindi specificatamente derivativo. In parte è così (Scorsese su tutti, v. l'escalation di K. ricorda tanto quella di Liotta in Goodfellas) ma l'enfasi epica, da tragedia Shakesperiana, incide più di quanto si è disposti a dimostrare. Ne esce un ritratto non privo di tendenziosità agiografica (un pò come ha tentato di fare Oliver Stone nel suo delirio visivo N. Born killers) ma anche ricca di riflessioni bibliche non da poco (la visita in carcere con il fratello, Abele uccide Caino?). Il risultato è sorprendente, anche se tiene in conto qualche ambiguità sociale (meschina, diciamo) che coinvolge anche lo spettatore. Ad esempio la famiglia è un rito sacro e inviolabile, l'"altra faccia del Male", oppure la moglie perfetta e appagata dal denaro non vuole riflettere sulle ragioni della sua vita abbiente? Micheal Shannon è una maschera ora ripugnante (riesce persino a preservare la purezza in ceffi come Dorff e James Franco) ora avvilente, ma quando lotta inutilmente contro la sopraffazione del (suo) Male raggiunge livelli di tragicità assoluta. Quel "mostro" che aveva provato le virtù della "normalità" si sente perduto. Negli ultimi 5 minuti potreste scommettere di esservi iniettati in vena un pò di silenzio, ma è un contesto insostenibile: la parola di Shannon "si droga" con noi

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