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TWIXT regia di Francis Ford Coppola

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Jolly Roger     4 / 10  30/12/2020 02:03:55Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Innanzitutto, complimenti al recensore e alla recensione, molto accurata e piene di spunti.
Fondamentalmente concordo, ma sarò molto più cattivo. Coppola ha girato uno dei miei film preferiti, Dracula, ma questo film non può essere salvato.

La partenza di Twixt è ottima. La cittadina viene presentata con un'inquadratura che vi si addentra, mentre una voce fuori campo ne anticipa i misteri (ad esempio, il campanile a sei facce e con sei orologi, ognuno dei quali segna un'ora diversa). Nel paesino è avvenuto il misterioso delitto di una tredicenne. Il protagonista (un ottimo Val Kilmer) è uno scrittore di letteratura horror (stregoneria), a cui viene chiesto, dallo sceriffo colale, di partecipare alle indagini.
E qui scatta subito la miccia!
Mi stavo sfregando le mani, presagendo di trovarmi di fronte ad un film bellissimo. Adoro le atmosfere di provincia condite dal mistero - e questo film ha un'atmosfera che spacca. L'incipit mi ha ricordato, per certi versi, "La Ragazza del Lago" - ma in Twixt l'atmosfera, se possibile, è ancor più intensa.
Peccato che tutte le aspettative siano deluse dall'andamento del film, dalla sua trama senza coerenza e senza punto d'arrivo.

Se dovessi riassumere gli eventi ad un amico, non saprei dirgli cosa cavolo succede.

Un caos totale di elementi buttati nel film e non approfonditi, nemmeno coerenti fra loro. Il prete fanatico (con tanto di accenni alla pedofilia), gli orfanelli uccisi, i vampiri, i motociclisti metallari, Edgar Alla Poe (?!), un omicidio ai giorni nostri, un paletto infilzato nel cuore, uno sceriffo strambo…. Il dramma di uno scrittore in preda alla crisi di ispirazione. La realtà che si mischia con il sonno ed il sogno. L'alcolismo, il senso di colpa, la morte della propria figlia.
L'ossessione del trascorrere del tempo.

Insomma, tanta (troppa) carne al fuoco, dove tutto si mischia in questo enorme gioco di prestigio in cui il Mago, intento a voler mischiare così bene le carte in gioco, ha finito col mischiarle così tanto bene che nemmeno lui riesce più a trovare la carta giusta.

La fotografia e la regia, visivamente interessanti ma troppo ricercate e manieristiche, non sono sufficienti a salvare un prodotto che sembra essere più un manifesto della confusione e del dramma interiore del regista, piuttosto che un prodotto fruibile da altri.