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UNA LUNGA DOMENICA DI PASSIONI regia di Jean-Pierre Jeunet

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gerardo     8 / 10  17/06/2005 20:05:43Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Che i sogni siano sintomi, che i sogni siano segni"

In fondo si tratta di un prodotto "medio", che nella storia del cinema non dirà molto, e - ahimé! - sicuramente meno di quanto non dica Amélie. Anche se la qualità della fattura è ottima. La trama di ULDdP, per quanto presenti un intreccio fatto di numerosi nodi, è semplicissima. Il plot, infatti, si basa sul modello letterario più classico e arcaico che ci sia, cioè la ricerca (della persona amata o di un oggetto/condizione importante perduti). Da manuale di sceneggiatura.
La ricerca di Mathilde diventa l'indagine di una detective alle prese con un classico caso da film giallo, l'inchiesta di uno storico volta a far luce su aspetti oscuri della Storia. Jeunet sa dare il giusto peso a tutte le carte in gioco negli intrecci. Il racconto, che procede per incastri di elementi narrativi di diversa provenienza temporale su una base di sviluppo lineare (la ricerca di Mathilde si svolge nel presente), riesce a reggersi in grande equilibrio e leggerezza. Manca certamente il tempo e lo spazio per la definizione caratteriale di tutti i personaggi, ma essi sono comunque completi: di ogni personaggio se ne conosce il destino, nulla è lasciato in sospeso. E gli incastri hanno dei tempi perfetti, tutti gli elementi trovano una loro precisa e perfetta collocazione, al momento opportuno.
Ad aiutare Mathilde nella sua testarda e appassionata ricerca ci sono varie figure di mentore (un archetipo del plot), mentre quando le situazioni si fanno più critiche, senza uscita, intervengono deus ex machina a risolvere gli intoppi, spesso con delle agnizioni illuminanti. Ogni trama classica che si rispetti ha bisogno, oltre che dei mentori, degli avversari che ingenerano un conflitto da risolvere. In questo caso l'avversario che genera il conflitto è la Storia stessa, quella della guerra e della sua devastazione anche morale: Mathilde non farà una ricerca solo per ritrovare il suo amore, ma farà luce anche sul rimosso della Storia, sui segreti militari, sulle meschinità umane rivelate nella bestialità della guerra. Mathilde vorrebbe sapere ciò che non deve.
Ogni eroe ha dalla sua qualche arma: quelle di Mathilde sono il sogno, la passione e quella sorta di superstizione-gioco infantile del voler avverarsi le cose sulla base di elementi fantasiosi prefigurati (Mathilde dice:" Se arriverò alla curva prima della macchina Manech tornerà vivo"...): una forma primitiva, ingenua e fanciullesca di profezia che si autoavvera. E' un linguaggio dei segni totolmente immaginario, autocostruito, ma che serve a dare a Mathilde la forza per sperare e continuare la ricerca, anche quando i segnali sono ambigui. L'ambiguità dei segni è sempre l'ultima speranza a cui aggrapparsi.
Anche la linea narrativa della risoluzione del conflitto segue un andamento archetipico: quando l'eroe pare aver trovato la giusta soluzione, ecco che interviene qualche elemento sfavorevole che riporta la situazione a una condizione di negatività (es.: Mathilde avrà notizia della tomba di Manech).
ULDdP, pur non essendo un film pienamente epico (l'intento è soprattutto quello di raccontare la storia di un amore fortissimo ma in tutta la sua leggerezza), ne possiede tutte le caratteristiche.
Io lo utilizzerei didatticamente per spiegare com'è fatta una sceneggiatura.
andreapau  28/07/2005 11:42:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
bravissimo gerardo,come al solito un maestro!