caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

TED regia di Seth MacFarlane

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Invia una mail all'autore del commento pompiere     5 / 10  12/10/2012 10:55:41Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Questa è la storia di John Bennett, un bambino di otto anni che ha difficoltà a stringere rapporti coi suoi coetanei. John approfitta della notte di Natale per esprimere un magico desiderio: vuole che Ted, il suo orsetto di peluche, diventi un amico vero. Il mattino dopo il bimbo si sveglia e scopre che il giocattolo cammina e parla come per incanto. Come immaginare i due dopo 27 anni? Il film riparte raccontando la storia di John "adulto" (Mark Wahlberg), impiegato di un autonoleggio e fidanzato con Lori (Mila Kunis), alle prese col suo "teddy" un po' troppo irrequieto: l'amico non più immaginario fuma canne, si ubriaca, usa parole volgari, scoreggia e fa sesso promiscuo.

Il regista e gli sceneggiatori hanno rivestito la pellicola di un aspetto da "postilla di altri tempi", come ormai troppi film usano fare: guardare al passato per raccontare il presente. Ma non è una cosa sempre facile, anzi. Sovente si rischia di cadere nel vuoto del riferimento puro e semplice, spogliato di qualsiasi significato. La citazione del film "Flash Gordon" è la calzante incarnazione di John e dello spirito non certo inebriante dello spettacolo: la storia in fondo non è così importante, conta saper rinnovare gli spunti narrativi per tener desta l'attenzione. Agganciata a personaggi caricaturali e reali allo stesso tempo, l'opera di Seth MacFarlane trascina con se' elementi razzistelli mascherati da buffa approssimazione. Risolve e giustifica alla buona le grossolanità, perché "esiste sempre qualcuno che è messo peggio": una comparazione aberrante e una vessazione della diversità che annulla qualsiasi promettente potenziale.

Prevedibile nella sua struttura confinata da regole romanzesche non scritte, ma che tutti noi conosciamo benissimo ancor prima che si manifestino, "Ted" resiste giusto per metà per poi capitolare di fronte agli statuti della buona condotta: proprio quell'etichetta di "politically correct" che vorrebbe non appiccicarsi addosso. Più che essere sgarbato ha un gusto estremamente ordinario, poco meno che passabile. È vero che oggi la "politica giusta" è un concetto volubile; tuttavia se l'attacco frontale alla stabilizzazione viene portato da un pupazzo animato, possiamo star certi che l'Istituzione si procurerà solo ferite immaginarie.