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THE AVIATOR regia di Martin Scorsese

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ironica     6 / 10  28/02/2005 18:25:14Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
È una serata importante per lui. Dopo anni di lavoro frenetico e ininterrotto e milioni di dollari investiti, gli occhi di quel mondo, per farne parte del quale ha lottato contro conti da quadrare e resoconti da giustificare, sono tutti su di lui.
Impeccabile nel suo smoking, una bellissima donna al suo fianco, la diva del momento; la macchina si arresta davanti al tappeto rosso steso sotto i suoi piedi da quegli stessi personaggi che fino a poco tempo prima lo schernivano e si beffavano del suo maestoso quanto ardito progetto; è il momento della rivalsa.
È il momento della consacrazione, dei plausi, degli onori e della gloria.
Eppure non c’è cosa al mondo che egli desideri più che sparire, scappare e lasciarsi lontano l’effimero sfarzo di quel mondo che ora lo degna di tutti gli onori, per rifugiarsi negli angoli bui della sua mente e “combattere in pace” le sue battaglie quotidiane contro se stesso e le sue fobie.
È tutto ciò che resta dell’Howard Hughes di Scorsese.
Un mito della Hollywood degli anni d’oro, l’aviatore che riuscì dove tanti altri avevano fallito.
La perenne insoddisfazione di un uomo lungimirante ma profondamente malato e infelice, nel continuo tentativo di superarsi e di superare i limiti della natura stessa.
Non c’è niente di impossibile.
E forse per Hughes è proprio vero, anche se a scapito della sua salute mentale e fisica.

Tutto è perfetto in questo film. La scenografia, la fotografia, l’interpretazione e la regia. Stilisticamente impeccabile.
Scorsese è un pittore che magistralmente dipinge la Hollywood anni 30-50.
Eppure non arriva niente.
E mi chiedo: possibile che un regista del suo talento, un maestro, che ha più volte dimostrato che il cinema è un arte per pochi eletti, non sappia trasmetterci il vero io di un uomo così singolare come Hughes?
In un primo momento il mio voto era 5.
Poi ho provato a vederlo sotto un altro punto di vista.
E se fosse proprio questo il messaggio che Scorsese voleva che passasse?
Niente.
La prima parte del film è coinvolgente, le passioni (vere) del protagonista per gli aerei e per il cinema, che riesce a fondere insieme nel suo progetto maestoso.
Poi arriva il successo, la fama e il potere.
E Howard si spegne, non ci emoziona più, i suoi occhi sembrano vuoti e spaventati, quasi celassero una scoperta talmente disarmante da lasciare solo la pazzia a chi conosce la Verità.
Forse è questo il vero senso del lunghissimo (mai tanto lunghe le tre ore in compagnia dei goodfellas Liotta-Pesci) kolossal del Maestro.
Il mondo sfarzoso di Hollywood è solo una facciata. Dietro c’è il vuoto, niente.
maremare  05/03/2005 03:02:38Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
bellissimo commento
ironica  21/03/2005 11:58:48Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sempre presente nei miei commenti...la ringrazio, anche se in ritardo.
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  18/03/2005 13:59:05Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Condivido perfettamente Avevo dato l'8 innamorato di Scorsese e della sua perfezione tecnica invece devo ammettere che hai ragione: se alla fine il cinema si riduce a un gioco di puro narcisismo tecnico (nonostante la buona resa di Di Caprio, che piaccia o meno) allora Scorsese si prepara a diventare l'Yngwie Malmsteen della macchina da presa Tecnica 10 anima 0
ironica  21/03/2005 11:58:14Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
A chi lo dici!! Non gli ho dato 5 perchè, come te, sono innamorata di Scorsese, e poi perchè credo che forse non arriva niente proprio perchè è NIENTE che voleva trasmetterci.
Comunque molto deludente.
nerio  24/03/2005 00:08:10Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
no, dai.. non siate così severi...non è un capolavoro, ma un po' di emozioni che toccano l'anima e il cuore arrivano... e alcune non sono niente male...non credo proprio che Scorsese abbia lavorato solo per trasmetterci il niente...
Un saluto
Nerio