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LE BELVE regia di Oliver Stone

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     6 / 10  02/11/2012 18:51:16Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Negli ultimi anni ci ha sciorinato di tutto, dai documentari sul Che a certi tediosissimi biopic sui presidenti Usa di cui è difficile conservare qualche traccia (ok sappiamo che il film su Obama sarà suo purtroppo) ma anche senza Stone lo dico senza remore: non mi piace Don Winslow, ho sempre trovato la sua prosa statica e mediocre, quindi non me ne importa molto se il film non rispecchia il romanzo di un'autore che non vale una sola pagina di Victor Gishler, di Tim Willocks e tantomeno di Percival Everett. Ma purtroppo Le belve è un film di Stone al cento per cento, summa delle sue tematiche. E in fondo l'aspetto interessante del film è quello del romanzo, un Buddy Movie (con tanto di pupattola divisa...tra due fuochi) sul dualismo di due baldi giovani selvaggi agli steroidi, summa di clichè che scavalcano raziocinio e spavalderia, yin e yang, bianco e nero (cromatismo morale, s'intende). Ma a parte tutto, al di là di una sceneggiatura approssimativa e di scelte di cattivo gusto (giusto il finale in rewind per es.) ha un modo tutto suo di rifarsi ai canoni di micheal mann, di tarantino o di san peckinpah (soprattutto). Perchè il film mostra l'inconsistenza dei personaggi principali. la loro proverbiale nullità reazionaria, quell'aria da principianti giusto scaldata dal sole di un'abbronzatura Californiana. Il montaggio è tuttavia ineffabile, retaggio magari di ben altri fasti passati ("Natural born killers") ma procede verso la stanca conversione di Stone verso binari truculenti che fanno rimpiangere il Tarantino d'annata. Più una risata ci seppellisce, e maggiore è l'aderenza a una violenza pulp iconoclasta che però ci priva della grande artigianalità di culto di mr. quentin.
Come una soap-opera sanguinaria - con sottotrame francamente indigeribili - racconta l'impossibile menage a trois in un technicolor posticcio, salvo poi avviare la politica del citazionismo fine a se stesso, come l'immagine finale di Duello al sole (divertente o imbarazzante?). Però al film manca proprio di trasmettere quella radicale translazione del Mite verso l'Inferno, neanche un minimo di impasse psicologico che mini le sue fondamenta morali. E tra sconfinati tardo-hippies nei vari epiloghi finali (!?) e un'accenno all'America destabilizzata dalla crisi Le belve è "soltanto" un divertente viaggetto in ottovolante chiuso nella sua proverbiale affettazione. Quasi quasi "domestico" nel non voler essere uno sfogo anarcoide in più. Si salva, per vanità ed eccessi, Benicio Del Toro, e un Travolta ritrovato e in buona forma davvero notevole come ambiguo personaggio dalla doppia identità morale. Per il resto, ci manca la Thurman tagliata in fase di montaggio (ma perchè mai?) e intanto ci si allieta pensando alla vacanza in California che non si farà mai. Quasi quasi un graditissimo spot turistico ci fa dimenticare un film grezzo e abbastanza simpatico