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DJANGO UNCHAINED regia di Quentin Tarantino

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     8 / 10  10/01/2014 11:30:10Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Questa volta il buon Quentin abbraccia lo spaghetti-western per dare continuità ad una carriera (al momento) priva di clamorosi passi falsi.
Ovviamente il Django di Corbucci (e dei tanti altri che ne hanno raccontato le gesta) vale giusto un'infarinatura con Franco Nero convocato per un piccolo ruolo; la storia prende infatti tutt'altra direzione concentrandosi sull'epopea di una strana coppia (almeno per il periodo e le abitudini dei luoghi) con ex schiavo affrancato dalle catene grazie all'intervento di un cacciatore di taglie funambolico tanto con la pistola quanto con la lingua.
Come due paladini in un sud retrogrado e fortemente repressivo, ancora radicato sullo sfruttamento umano, giungeranno al cospetto di un signorotto locale figlio di quei luoghi dalla cordiale parvenza ma letali come un serpente a sonagli. A tal proposito è indimenticabile la scena del tizio dato in pasto ai cani, come il sanguinosissimo finale, a conferma che francesismi e ferocia possono andare di pari passo. In viaggio quindi tra tanti pericoli alla ricerca della felicità di Django, anche se non sarà facile riconquistarla vista l'untuosa lungimiranza di un "fratello" troppo vigliacco o troppo scemo per ribellarsi a quel potere che l'ha plasmato.
Lo schiavismo è solo uno spunto di partenza, a Tarantino non interessa fare un film di denuncia anche se non perde occasione per mostrare l'ignoranza dilagante di un popolo vergognosamente sovrano; il regista ammanta il tutto come al solito della sua violenza improvvisa, della sua ironia più o meno sottile e degli immancabili dialoghi fulminanti con apice raggiunto durante la cena nella tenuta del feroce Di Caprio.
Ecco, giusto sulle scelte di cast non mi trovo entusiasta, il sopracitato Leo se la cava bene ed in generale la recitazione è più che soddisfacente, non vi è dubbio. Però Jamie Foxx non mi ha mai convinto più di tanto e anche in questo caso conferma la mia "allergia", stesso dicasi della Washington, divetta ben poco memorabile.
Inutile invece sottolineare quanto sia magistrale Waltz, interpretazione perfetta di un personaggio altrettanto perfetto; si gioca la palma di migliore con l'astioso Samuel L. Jackson.
Grande merito per Tarantino che sfida il botteghino con un genere considerato roba obsoleta o poco più. Ci voleva il suo nome per dare nuova grandezza al western, filone spesso snobbato a priori e che invece è stato protagonista di importanti pagine del cinema americano e non solo.