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DJANGO UNCHAINED regia di Quentin Tarantino

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atticus     7 / 10  24/05/2013 00:16:16Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Quanto chiasso per questo Django scatenato, ultima fatica del geniale nerd di Knoxville che, ad ogni prova, reimpasta idee e cinefilia con superbo gusto iconoclasta e irrefrenabile capacità spettacolare.
Come in Bastardi senza gloria, Tarantino riscrive la Storia permettendosi licenze che vanno al di là dell'impossibile: questa volta prende il genere americano per antonomasia, il Western, e lo rigira secondo le nuances fangose dell'amato e idolatrato spaghetti all'italiana, rendendo omaggio a Sergio Corbucci e al suo Django del 1966 (e a Franco Nero, che appare in un cameo).
Non un racconto di pionieri e padri fondatori, ma un pezzo di orripilante passato macchiato dalla colpa schiavista; non una vicenda credibile, ma un'avventura incredibile dove un nero, ex schiavo, diventa un cacciatore di taglie a cavallo, rispettato e riverito, con di fianco un collega bianco tedesco, il tutto nell'irrequieto e micidiale Sud razzista.
Questa volta, però, tutto sa di maniera e l'iperbole di fantasia non è altrettanto funzionale come nell'opera precedente, dove il paradosso storico diventava ispirazione e fonte per un ideale liberatorio e sfacciatamente impertinente.
In Django Unchained, Tarantino tracima praticamente in ogni settore, rimastica vezzi stilistici già visti, accumula interminabili dialoghi di sconfortante autocompiacimento, abusa di una violenza grottesca più vicina al videogame che non al cinema, soprattutto perde la capacità di narrare e le riflessioni su temi onerosi non vanno più a fondo che nel vecchio (e vituperato) Mandingo di Fleischer.
La messa in scena resta magistrale e la potenza evocativa dell'eroe è indubbia, ma permane la delusione cocente di un film fatto essenzialmente per sedare la sete cinefila del suo regista e della folta schiera di ammiratori adoranti al suo seguito: mai prima d'ora la sensazione era stata tanto netta.
Nonostante una durata spropositata, il film riesce in qualche modo a trovare una sua via di fuga, soprattutto per merito della lussureggiante acribia di confezionamento (menzione speciale per le musiche d'epoca di Morricone e Bacalov, con le voci di Elisa, John Legend e Rocky Roberts) e delle performance strepitose degli interpreti: Foxx ha carisma e physique du role, ma la scena è tutta per Waltz (in un'evoluzione positiva dell'Hans Landa che gli fruttò l'Oscar) e per un Di Caprio straordinariamente luciferino.
Moderatamente divertente, un capolavoro di piacioneria.