caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

DJANGO UNCHAINED regia di Quentin Tarantino

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
julian     9 / 10  16/02/2013 01:44:34Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Basta ripetersi nello stereotipo da spettatore che non vede oltre il "solito Tarantino"; Quentin dà una svolta al suo cinema, forse essendo giunto alla consapevolezza che sarebbe ingiusto tentare di ripetere i punti più alti della sua carriera, gli esordi.
Django è cinema classico, ripreso quasi tutto in esterni, narrazione lineare con rarissimi flashback, evoluzione psicologica dei personaggi, ambientazione storica ben definita e, in un certo senso, protagonista della vicenda; è un tassello impazzito nella filmografia di questo autore.
Certo, è molto in linea con Bastardi senza gloria che già era stato un momento di svolta, ma qui c'è un passo ulteriore:
ne si ha il sentore guardando il viso sconvolto di Schultz che ripensa al negro sbranato, un'immagine direttamente associata alla musica classica, come fece il maestro del cinema per eccellenza, la cui ombra per la prima volta si intravede in un film di Quentin.
Lo sgomento dell'inizialmente spavaldo Schultz è il primo momento di riflessione nel cinema di Tarantino, così come la sequenza accompagnata dall'intensa "Freedom" di Anthony Hamilton assurge a grido di libertà dell'intero popolo negro e il regista di Knoxville qui sembra commuoversi sul serio.
Ma naturalmente non si può piantare un paletto e dire "Ecco, Tarantino è qui", perchè d'improvviso torna il Tarantino splatter, pulp, esagerato , cazzeggione e amante della violenza estetizzata, preannunciandosi - e quasi giustificandosi - con la frase "non ho saputo resistere".
Il ritmo, al solito, è al suo comando. Lo spettatore sta a guardare e prova pure invano ad anticipare le sue mosse, ma alla fine si abbandona a ciò che decide il direttore dell'orchestra.
Altra questione fondamentale sono gli attori: l'attesissimo Waltz, nel ruolo di un bounty killer fastidiosamente forbito per la gente del sud, sembrerebbe ancora troppo debitore del crucco nazista che l'ha consacrato, ma forse qui il doppiaggio italiano non aiuta nel dare un responso obiettivo.
Il logorroico Schultz la fa da padrone per tutta la prima parte, giochicchiando con le autorità e avvalendosi della persuasività/pomposità della parola e della burocrazia legislativa (stesso uso del latino e dei lunghi nomi altisonanti che Manzoni usa ne I promessi Sposi), ma poi ha un calo progressivo che coincide con l'arrivo a Candyland dove il mattatore diventa, per l'appunto, il latifondista Candie, padrone della scena perchè di sua proprietà.
D'altra parte il testimone che Waltz lascia cadere è raccolto da Foxx, il quale diventa perfettamente padrone di un mondo che poco prima ributtava, e si vede costretto a tenere a freno le debolezze del suo compagno, quelle che inizialmente appartenevano a lui.
Si ha l'impressione qui che, oltre al ritmo, Tarantino abbia il perfetto controllo delle interpretazioni dei suoi attori: spicca chi deve spiccare e cala chi deve improvvisamente passare in sordina.
Un'ultima osservazione riguarda il tema portante del film, la rivalsa, filo conduttore già di Kill Bill e Bastardi. Tarantino sembra sia ossessionato da questa cosa. Riducendo all'osso e banalizzando le sue storie si può dire che gli piaccia, come ai bimbi, far trionfare finalmente il protagonista tormentato, che in KB era una donna, in IB un popolo e qui, se vogliamo, una nazione.
Non solo non abbandona l'idea, ma allarga anche il tiro.
Dato che comunque un regista mette sempre la sua vita nei film, mi viene da pensare se non sia un suo riflesso il protagonista tormentato che si prende la sua vendetta: un giovane talentuoso Quentin costretto in un videonoleggio a Manhattan Beach, mentre vede molti incompetenti diventare registi, pensa "Adesso gliela faccio vedere io, a questi qui". E diventa il re di Hollywood.
Signor Wolf  18/02/2013 20:35:39Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
allora non sono l'unico che se ne accorto!!
Shulz era scioccato per la fine del negro.. è una svolta epocale

in tutti i film precedenti la violenza è normale e di scioccante c'è solo la carne di maiale o il dover lasciare la mancia
julian  18/02/2013 22:01:46Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Assolutamente. Se ne ha la conferma anche in molte recensioni sparse sul web che, finalmente, danno il giusto peso alla svolta tarantiniana.
Io a dire il vero me n'ero già accorto dopo Bastardi, era chiaro che non fosse più il Tarantino di Pulp Fiction, ma qui è molto più evidente.
Ci si sta scervellando su come definire questo cambio di rotta, se maturazione o semplice svolta stilistica, resta il fatto che il periodo pulp e Django sono due momenti separati, non paragonabili, ed è quindi ingiusto dire "Tarantino è calato/migliorato".