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THE UGLY - GENESI DI UN SERIAL KILLER regia di Scott Reynolds

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Invia una mail all'autore del commento Weltanschauung     7½ / 10  17/07/2012 15:48:47Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
The Ugly di Scott Reynolds è uno degli horror migliori partoriti dalla Nuova Zelanda.

In un claustrofobico ospedale alla "The Kingdom" di L.Von Trier, dove regnano disperazione e corruzione è detenuto il serial killer Simon Cartwright.
La dottoressa Karen(Rebecca Hobbs) decide di occuparsi della mente instabile del ragazzo, irrompe nella clinica e nonostante il parere contrario del direttore dell'istituto, si ritrova faccia a faccia con Simon per una seduta psichiatrica.
Emerge una personalità disturbata causa infanzia problematica.
Il protagonista fu difatti sempre vittima dei coetanei per via della sua fragilità e timidezza dovuta all' abbandono da parte del padre e soprattutto dalla influenza negativa della madre dispotica.

Attraverso una struttura non lineare composta da diversi flashback si rivive il percorso di Simon sin da principio, condividendone emozioni e ricordi ed entrando sporadicamente nei meandri del suo subconscio.
Il costante conflitto interiore ed i dialoghi con Karen creano un vero e proprio viaggio introspettivo all'interno di una mente psicotica, Simon dice di sentire delle voci, sostiene di esser costantemente "visitato" dalle sue vittime, è confuso e spietato, le sue allucinazioni viaggiano sul filo tra sogno e realtà. Ugly non è nient'altro che il suo alter ego negativo riflesso in uno specchio deformante che gli disegna una cicatrice sul viso, metafora della sua deviata percezione della realtà e della deturpazione coscienziale.


Straordinario il lavoro di Reynolds in regia che con quattro attori e due locations riuscì a far miracoli.
La sua macchina da presa fu in grado di sfornare tensione ed atmosfere malsane senza mai ricorrere a particolari virtuosismi, il montaggio fu tutto giocato sui flash-back senza per questo risultare stantio, bensì coerentemente vertiginoso col racconto.
Le scelta cromatica della fotografia venne incentrata su un gelidissimo blu inframmezzato da un rosso sangue, colori perfettamente funzionali alla spirale di follia della vicenda.

La sceneggiatura fu tutto sommato abbastanza scontata, una mescolanza tra "Il silenzio degli innocenti" di Demme ed altri film più quotati sui serial killer, ma ciò che rese The Ugly una pellicola sopra la media fu l'eccezionale Paolo Rotondo, straordinario nel dipingere il cupo e delicato ritratto di un assassino attraverso i traumi infantili. La magistrale figura interpretata da Paolo Rotondo riuscì a magnetizzare l'attenzione su di sè trascinando lo spettatore all'interno del vortice di sensazioni dolorose e contraddittorie.

Il plot ebbe il sapore del già visto, tuttavia venne affrontato con una certa freschezza grazie al sapiente uso della macchina da presa ed ad intrecci che si sovrapposero brillantemente.

Il film risultò più che discreto sotto il profilo drammatico, mentre rimase su un piano abbastanza ordinario a livello di profondità di contenuti.
Il rapporto tra la psichiatra e il suo paziente sarebbe potuto essere una grande opportunità per mostrare che "Mai la psicologia potrà dire sulla follia la verità, perché è la follia che detiene la verità della psicologia ", invece si preferì l'enfasi filmica.
Più che discreto poi il finale della storia, ambiguo, criptico e soprannaturale..

In conclusione The Ugly fu un film gradevole da un punto di vista tecnico (regia, montaggio, fotografia, colonna sonora, Paolo Rotondo), ma anche fonte di alcuni brevissimi spunti psicanalitici sui processi di distorsione mentale.

Nulla a che vedere con la profondità di altri film sui serial killer come "Angst" di Kargl, ma in ogni caso The Ugly merita di essere segnalato come un disturbante e decoroso capitolo della cinematografia neozelandese.